GRIFO D’ATTACCO – Genoa, fai perdurare il bello che hai creato

Contro le attuali prime otto della classifica, i rossoblù hanno conquistato 12 punti in 12 partite

Drago Retegui Criscito Gudmundsson Gilardino Perugia Strootman Coda Portanova Sturaro Blessin Labbadia Rovella Shevchenko Nuti Genoa Ballardini 777 Partners
Beppe Nuti, giornalista di Telenord

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Il Genoa conquista un grande punto al Franchi di Firenze e ipoteca quasi aritmeticamente la permanenza in Serie A. Parleremo del momento rossoblù con Beppe Nuti, giornalista di Telenord, nella 345ª puntata della rubrica di Pianetagenoa1893.net “Grifo d’Attacco”.

Che cosa è cambiato nel Genoa rispetto alla gara di fine agosto? «Tutto, ma non per caso. Subire quattro gol al debutto è stato un ceffone severo, per certi veri traumatico, che però si è rivelato educativo: Gilardino ha messo in carreggiata il Grifone su un percorso di crescita tra i migliori della Serie A. La squadra si è rimessa a lavorare con umiltà avendo appreso lo spessore del torneo e degli avversari, infatti nessuno ha più dominato il Genoa, neppure l’Atalanta che sbanca Anfield Road. Questo 1-1 è una rivincita a metà (non amo applicare il concetto di “vendetta” allo sport) che, ciononostante, dà una dimensione precisa dei rossoblù: infatti, contro le attuali prime otto della classifica, dall’Inter al Napoli, il Grifo ha conquistato 12 punti in 12 partite sinora disputate. Una media perfetta, e ne mancano altre quattro per stupire».

Che cosa ci può dire di più specifico della gara del Franchi? «Il Genoa ha chiuso il primo tempo meritatamente in vantaggio; nella ripresa, invece, la Fiorentina ha avuto molto possesso palla senza impensierire Martinez. I loro problemi in attacco sono acclarati, infatti a gennaio volevano il fantasista-capocannoniere rossoblù per un motivo specifico: bisogna sommare i gol di Bonaventura e Nico Gonzalez per fare quelli di Gudmundsson, terzo nella classifica speciale dei goleador assieme a Osimhen e a due centri da Vlahovic. Albert è anche una mezz’ala di qualità, non che sia una novità, ma quando si abbassa per ricevere la palla da metodista sa fare la differenza: quel suo controllo al volo è stata un’emozione per chi ama il calcio. Mi è piaciuta la prestazione di Ekuban – ha sbagliato un gol facilissimo ma ha compensato con la generosità – così come la partita di Frendrup, Vasquez, Thorsby e di Bani che per la terza volta in stagione ci ha rimesso i connotati».

Chi, invece, non l’ha convinta? «Senza alcun dubbio, l’arbitraggio e le nostre fasce. L’Aia ha mandato Di Marco, un debuttante, coadiuvato da un varista esperto come Mazzoleni, ma gli errori sono stati molteplici. Secondo me, il più grave è la revisione del rigore fischiato a favore del Genoa: Kayode affossa Retegui mentre l’attaccante oriundo stava andando sulla palla, un contatto di gioco per il quale l’impressione di campo è sempre la migliore. Invece, questa tecnologia stagionale un po’ strampalata ha fatto il suo corso attraverso una on field review inopportuna – di solito, non interviene mai – che ha indotto in errore il giovane direttore di gara. Per quanto riguarda le fasce rossoblù, Sabelli non può bastare perché è stato spremuto per più di trenta partite: l’errore di Martin sul gol di testa (!) di Ikoné è grave, lo spagnolo ha un buon mancino ma i suoi limiti emergono quando difende in linea».

Poco tempo per pensare: venerdì c’è già la Lazio. «Gli intrecci e le sovrapposizioni di calendari creano tali storture. Il Genoa si presenterà senza più nulla da perdere, sebbene il campionato non sia ancora finito ma piuttosto delineato. Sono fiducioso, gli addetti ai lavori riconoscono generalmente quanto sia complicato giocare contro il Genoa, soprattutto per le squadre offensive che concedono molto campo. Ancora una volta mancherà Messias, è al quinto infortunio muscolare in stagione: ha saltato 14 partite di campionato e 3 di Coppa Italia. Junior è un grande giocatore, sebbene ieri non fosse in giornata, ma la sua nota fragilità è un fattore da considerare perché in futuro il Grifone ha bisogno di certezze e alcuni ritocchi nei reparti per far perdurare il bello che ha creato».

Alessandro Legnazzi e Beppe Nuti

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