Genoa, una vittoria al bacio costruita da Gilardino

Va detto chiaramente: è stata la vittoria dell'allenatore che aveva trascorso una settimana di passione

Sirianni Preziosi
Vittorio Sirianni

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E’ stata davvero una vittoria, come si dice, “al bacio” quella di Salerno. E quando, a proposito, si è visto il giocatore rossoblù gettarsi tra le braccia di Gilardino e baciarlo (quasi un atto di passione, da innamorato, ovviamente nulla di insidioso in tutto ciò) si è capito che il successo aveva un solo protagonista: il tecnico del Genoa.

Va detto chiaramente: è stata la vittoria dell’allenatore che aveva trascorso una settimana di passione. Prima con alcune dichiarazioni circa i nuovi rinforzi che non sono ancora arrivati: si era esposto con la sua leggerezza ed educazione, ma con altrettanta forza e convinzione.

Poi sono arrivati gli infortuni: Messias, Sabelli, Martin e Haps, assenze pesanti che si aggiungevano allo squalificato De Winter. Infine, l’accoglienza molto “calda” che si stava preparando a Salerno, piazza considerata dura e pericolosa. E infatti, nei primi minuti oltre ai gol di Salernitana (prima) e Genoa (dopo) è arrivata in campo una pietra che l’eccellente arbitro Orsato ha inserito nel referto di gara.

Già: il secondo minuto. Che è successo, ci si chiedeva? Niente di strano, tutti erano solo ipnotizzati, un qualcosa di “lunare”, durato però pochissimo. Risvegliatisi, i rossoblù hanno cominciato a dire che, usciti dall’ipnosi, c’erano tutti e così è cominciata la danza: alla grande Retegui che ha messo a segno un gol dei suoi, una bellezza rivederlo bomber eccellente. Poi finalmente è arrivato un rigore sacrosanto con il siparietto del “Gud” con il compagno di squadra Retegui.

Ancora una volta si è visto il Genoa che sa giocare a calcio, eccellente condizione fisica, marcature intelligenti sugli avversari, centrocampo malleabile, con Malinovskyi a fare da tutor, e finalmente Retegui a dare quasi tutto del suo bagaglio tecnico-tattico. E la squadra ha dimostrato di non risentire la mancanza dei più indispensabili, considerato che Spence, in campo dal primo minuto per necessità, ha dimostrato di potersi inserire benissimo nel tessuto rossoblù.

E qui sta la bravura di Gilardino, aver dato un’identità ben precisa alla sua creatura. Creatura che non vorrebbe fosse distrutta, ovviamente involontariamente da qualcuno.

Ecco la richiesta dei tre giocatori, uno per reparto, assolutamente necessari, visto che ad esempio nella prossima gara (al Ferraris col Lecce) mancheranno, a causa della squalifica, sia Badelj che Frendrup: mica poco!

E’ chiaro che la società, in base alle proprie possibilità, ascolterà e deciderà di conseguenza. Ha visto cosa vale Gilardino, che si sta affermando fra i giovani allenatori che, a volte, fanno anche fare brutte figure ai vecchi “soloni” delle panchine.

Ancora una volta il blocco difensivo non ha sbagliato un colpo, non inciampando nel solito “pasticcetto” finale che, in qualche gara precedente, portava a subire il gol negli ultimi minuti.

Dragusin è lontano, ma i cinque “moschettieri” di oggi (Vogliacco, Bani, Vasquez, De Winter, Martin) reggono benissimo. Però, se arrivasse un altro “moschettiere” in gamba come loro, non sarebbe male.

Vittorio Sirianni

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