Dopo 3 vittorie esterne, il Genoa è rientrato a mani vuote da Reggio Calabria. Balzano agli occhi due numeri delle statistiche: possesso palla, (Grifone 68%, Reggina 32%) e tiri in porta (cinque per i padroni di casa, uno per i rossoblù: in pratica il gol di Aramu); quelli complessivi 7 Reggina, otto Genoa. Dunque, stando ai dati, la Reggina ha ottenuto il massimo risultato con il minimo sforzo, mentre gli uomini di Blessin hanno fatto meno del minimo. La spiegazione? Innanzitutto l’impressione è che la squadra abbia avuto un calo nella tenuta fisica, come già accaduto contro il Brescia: non soltanto quella di alcuni giocatori, come Gudmundsson, ma quella di tutti i giocatori. Risultato: mancanza di velocità e, soprattutto, di azioni in contropiede. Speriamo che sia soltanto un’impressione.
A ciò, si devono aggiungere alcuni giocatori schierati fuori ruolo: a cominciare da Strootman, schierato come regista, ma il suo ruolo è di “lavatrice” ossia di catturare i palloni all’avversario ed eventualmente spingere in avanti in fase offensiva. E infine: quando Blessin utilizzerà un modulo a due punte con una spalla per Coda? Il centravanti è rimasto da solo in area, ben marcato dalla difesa amaranto. Il tecnico dovrà cambiare qualcosa per la gara di domenica contro il Como, formazione vicina alla zona playout e con la difesa peggiore del campionato (21 reti incassate assieme al Cosenza), ma con un punto di forza: i lariani, vittoriosi nell’ultimo turno in casa contro il Venezia, posseggono un trio di micidiali contropiedisti, Cutrone, Mancuso e Cerri. Attenzione, dunque!