Blessin, luna di miele finita: il “granillo” di sabbia inceppa il Genoa

Il tecnico chiamato al salto di qualità gestionale: la sosta è benefica

Blessin Genoa
Mister Blessin (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Dagli olé sotto la Nord contro l’Udinese al parapiglia finale in Calabria per un corner non concesso a mezzanotte e con un precedente di sessantatré esecuzioni consecutivamente sprecate dalla bandierina ad aggravare i futili motivi delle proteste della squadra. Il tutto in nove mesi. Tanto è durata la luna di miele tra il Genoa e Blessin, chiamato a riflettere dopo il Como sulla traiettoria assunta dai rossoblù una volta smarcato il terzo di campionato. Per il mister l’ultima sosta fu un toccasana. Un atterraggio duro a Reggio, di quelli che lasciano il segno, ma che invero non sconquassa la classifica perché dietro il Grifone pareggiano in gruppo. Mezzo gaudio di un mal comune che non dovrebbe riguardare la squadra tecnicamente più omogenea del torneo che perde con merito contro la Reggina, prodotto raffazzonato alla buona dopo un discreto mercato estivo compiuto in volata scongiurato il rischio estinzione dal professionismo.

Così il “granillo” di sabbia che ha inceppato il rigido meccanismo del Genoa è stato Canotto, un tardivo di periferia, la cui rapidità di gamba corta rappresenta l’antitesi della goffaggine del proprio cognome e della fisicità ricercata filosoficamente da Blessin. Ha fatto ammattire Czyborra, confondere Dragusin e approfittato del calo di condizione di Frendrup, apparso di rado efficace alle sue calcagna. Canotto, come Partipilo della Ternana o Caso del Frosinone, rientra nella tipologia di calciatore non inquadrabile in un fazzoletto di campo perché dotato di una visione di gioco periferica che necessita di libertà: ciò che manca ad Aramu, il quale pare costretto in un labirinto tattico, e sta mancando a Gudmundsson, tornato inefficace e prevedibile come le prime settimane dal suo approdo dall’Olanda. Il “granillo” di sabbia ha mandato in frantumi il piano tattico rossoblù sebbene mister Blessin, sempre più Sfinge alla Thomas Schaaf, lo abbia mutato soltanto nel finale con il 4-2-4 questuante di episodi.

La Reggina ha vinto perché ha sfruttato una migliore intensità difensiva, peraltro finalizzata al contropiede, che il Genoa ha, invece, smarrito come già dimostrato contro il Brescia: se il Grifone è meno feroce nel riconquistare la palla, tratto fondamentale nell’idea di calcio di Blessin, rischia di andare poche volte a punti essendo già di per sé poco prolifico con Coda mansionato a extra compiti. In tutti questi mesi in Italia il tecnico svevo avrà constatato che la critica calcistica è inversamente proporzionale al risultato e talvolta non tiene conto dell’espressione di gioco la quale, nella fattispecie genoana e per quanto si possa vedere soltanto in partita essendo il Pio un bunker inesplorabile, non è certamente entusiasmante giacché appiattita sulla mediocrità della Serie B. Il Genoa, però, ha un organico superiore che Blessin, terminata la luna di miele, dovrà sfruttare meglio per riuscire nel salto di qualità.

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