Freddie Del Curatolo: «Vi racconto la bellissima storia di Joseph “Maisha”, che significa semplicemente “Vita”»

Lui era il capitano del Genoa Malindi: la scorsa settimana si è laureato in Formazione e Sviluppo delle Risorse Umane

Del Curatolo
Freddie Del Curatolo con Maisha

Riprendiamo questo racconto di Freddie Del Curatolo dalla sua pagina Facebook.
JOSEPH, VITA!
L’inizio di questa splendida storia di vita, di crescita, di umanità, di incontro, lo raccontai tredici anni fa in un romanzo, “Genoa Club Malindi”.
Oggi però faccio fatica ad aggiungere altre parole e men che meno vorrei essere celebrativo e sbrodolante, perché questa è innanzitutto una storia di vita che deve essere vissuta, respirata, abbracciata, gioita prima ancora che scritta.
Ai tempi era normale, anche necessario essere divulgativo: “Genoa club Malindi” è una sorta di diario autobiografico in cui descrivevo, tra eventi personali, sportivi e africani, la genesi di una delle tante mie iniziative in Kenya: la creazione di una scuola calcio per ragazzi poveri, disagiati e con problemi familiari dei sobborghi della cittadina turistica sulla costa keniana.
Da tifoso della squadra più antica d’Italia, con la mia testardaggine e l’aiuto della Onlus Karibuni, arrivai a farmi finanziare dal Genoa, con tutte le problematiche legate al proprietario di allora e al suo entourage.
Quando decisero di lasciarmi a piedi, dall’oggi al domani, molti amici tifosi continuarono a sorreggere il lavoro mio e del coach Badili, una vera anima bella di queste parti, che sacrifica la sua vita non certo agiata per dare un futuro a tanti bambini che sarebbero facilmente preda delle insidie della strada.
Dal canto mio, ho continuato a supportare, anche con l’aiuto di Karibuni ed altre associazioni, oltre che di privati, i ragazzi che avevano dato prova di meritare di procedere negli studi, al di là dell’abilità con la palla ai piedi.
Perché il motto dell’accademia di calcio è “Educazione + sport = vita” e i gradi di valutazione sono 3, talento sportivo, buoni voti a scuola e valori umani (dal rispetto per gli altri all’ambiente). Se due di questi tre aspetti non sono soddisfacenti, sei fuori dalla squadra, anche se sei il nuovo Messi.
Ed eccoci a Joseph Nyababwe.
Lui di quel Genoa Malindi, tredici anni fa, era il piccolo capitano. L’avevamo promosso perché era bravo a scuola, orfano di padre con una mamma gran lavoratrice ed era contagioso nella sua applicazione, molto rispettato dai suoi coetanei.
Qui tutti i ragazzi si danno soprannomi: spesso sono nomi in stile rapper o che rimandano a situazioni di gioco, di strada, di sport. Joseph è soprannominato “Maisha”, che significa semplicemente “Vita”. Detto tutto.
Lui da capitano è diventato come un figlio, per me e Leni. Lo abbiamo iscritto alle superiori a Malindi, e le ha passate brillantemente. Poi grazie all’indispensabile supporto dell’associazione telematica “Grifoni in Rete”, lo abbiamo mandato all’università nel nord del Kenya, pagandogli la scuola (che in parte si è guadagnato con una borsa di studio), vitto alloggio e trasporti.
La splendida notizia, che ci ha emozionato e riempito di soddisfazione e gratitudine (sì, noi siamo grati a lui, anche se per lui è l’opposto) è che Joseph la scorsa settimana si è laureato in Formazione e Sviluppo delle Risorse Umane.
Da vero capitano.
Grazie Maisha, tutto questo è davvero “vita”, nella sua accezione più alta.
Freddie Del Curatolo
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