Le parole di Gilardino hanno ormai preso il campo e forse sono le “molle” che hanno portato il Genoa fino alla quasi-vetta.
Ricordate: coraggio, umiltà, qualità, e ancora testa, cuore, gamba. Ma nella gara con la Reggina ne ha lanciate altre due: fame e ferocia. Chi ha dimostrato di aver più “fame” di gol era Coda, tantoché dopo aver iniziato un eccellente pranzo con un gol che si vede solo in Champions, aveva tanta fame da mangiarsene almeno due clamorosi.
E poi la ferocia: mai visti i rossoblù, così accaniti, piombare sugli avversari con infinita decisione, sportivamente parlando, con vera ferocia come se volessero “sbranare” gli avversari.
E’ stata una partita forte, combattuta con una Reggina che ha dato tutto generosamente, ma non è andata oltre a una “colombella” finale che il “santo” Martinez ha gettato in angolo.
Del resto è sembrato che questo Genoa fosse contento di affrontare, finalmente, un’avversaria che giocava e impegnava. Questo le ha permesso di dimostrare la sua superiorità e la consapevolezza di avere tutte le carte per battere qualsiasi avversaria sia dal punto di vista tecnica che psicologica.
Ormai sembra che tutti coloro che scendono in campo abbiano uguali caratteristiche, tali da non rompere alcun equilibrio tattico. Esce Bani, entra Ilsanker, non cambia niente, la difesa rimane forte e compatta; esce l’affamato Coda, entra Ekuban e stordisce i difensori avversari.
Così come pensiamo sia inutile dare voti personali: la parata di Martinez vale il gol di Coda, le serpentine di Gudmundsson valgono la prestazione eccellente di Vogliacco, così come la grinta e l’intelligenza di Strootman valgono gli “straordinari” di Dragusin dopo la Romania.
Insomma, una vera squadra, con Gilardino esausto, come ha detto, ma soddisfatto di aver capito tutto, tatticamente parlando, del suo amico Inzaghi.
Abbiamo avuto il piacere di seguire la partita con l’arbitro Enrico Stanchelli, un “boomer” arbitrale del “clan” felice di Pieri e di Bergonzi. Per noi l’arbitro ha tentato il tutto per tutto per rovinare la gara, è sembrato molto indeciso, vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro (leggi gara battagliera).
Mancano sette partite, nessun calcolo, niente tabelle, solo il piacere di giocare partita dopo partita, con la solita consapevolezza che il gioco rossoblù sta convincendo tutto il mondo della cadetteria.
Per calma d’intende nessuna stupida reazione (vero Sturaro?), nessuna inutile tensione, si è forti e con questa convinzione basta entrare in campo e…vincere.
Vittorio Sirianni