ESCLUSIVA PG, AGROPPI: «Ballardini unico per il Genoa. Che anno il mio ’65 rossoblù»

«Vissi in camera con Zigoni, mi fece ammattire. Segnai al Monza in Coppa Italia» ricorda l'ex mediano

Agroppi

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In vista della sfida in programma il prossimo 3 aprile, Pianetagenoa1893.net ha intervistato in esclusiva Aldo Agroppi, doppio ex di Genoa e Fiorentina.

Nel 1965 vinse il primo Torneo di Viareggio della storia del Genoa. «Ricordo tutto, tant’è vero che so ancora la nostra formazione a memoria: Tarabocchia, Bonvicini, Campora, Agroppi, Venturelli, Nocentini, Gallina, Massucco, Malcontenti, Corucci, Citarella. Eravamo una bella squadra, con due buoni attaccanti e un ottimo allenatore come Livio Fongaro. Senza essere i favoriti della competizione battemmo delle grandi squadre, fino alla finale con la Juventus, ripetuta per impraticabilità del campo poiché il vero Viareggio si disputava in inverno: il trofeo venne assegnato con il lancio della monetina. Ho ancora le foto di quella bellissima vittoria».

Con la prima squadra debuttò solo in Coppa Italia (18 marzo 1965). «Esatto, contro il Monza: vincemmo 3-0 a Marassi, segnai un gol di testa. Avrei debuttato in prima squadra se solo Beniamino Santos, che già mi conosceva dopo aver allenato il Torino, non fosse caduto vittima dell’incidente automobilistico a La Coruña. Dopo Santos la società rossoblù promosse Fongaro ma soltanto per qualche partita, poi arrivò Paulo Amaral. Il mister brasiliano fu il primo tecnico a professare il calcio a zona in Italia negli Anni ’60, tuttavia non ebbe gli uomini, soprattutto i difensori, per farlo. Giocavamo bene ma subivamo troppi gol anche con Da Pozzo, Bruno, Bassi, Rivara, Baveni, Gilardoni e altri. Retrocedemmo in B, non ci fu spazio per un giovane come me».

Come visse a Genova? «Abitavo in via Montaldo 9, vicino allo stadio Ferraris. La città era bellissima, la porto ancora nel cuore. Vissi un anno in camera con Gianfranco Zigoni, mi fece ammattire. “Agroppi, sono il Pelé bianco” continuava a ripetermi: è stato un grande calciatore. Mangiavamo ogni giorno in Corso Italia dalla signora Tina Saiglia che ancora ricordo con affetto dopo oltre mezzo secolo: era una donna d’oro che ci volle molto bene. Di Marassi, però, non perderò il ricordo di quel gol-scudetto del ’72 che segnai alla Sampdoria con la maglia granata: sono sicuro che la palla entrò in porta, eppure lo stopper blucerchiato di allora, Marcello Lippi, continua tutt’oggi a negare con poca signorilità».

Può spiegare ai giovani lettori chi fu Gigi Meroni? «Un artista, un anticonformista in campo e fuori dal campo: se non lo avessimo perso così tragicamente avremmo potuto vincere lo scudetto con il Toro e Gigi diventare una delle ali più forti al mondo. Era un ragazzo semplice e divertente. Nella sua mansarda torinese di Piazza Vittorio Emanuele amava dipingere tele e disegnare i vestiti che si faceva tagliare da un sarto: erano abiti strani ma non ridicoli, perciò adatti al personaggio Meroni. Se li avessi indossati io oppure se, viceversa, lui avesse indossato i miei panni avremmo fatto ridere».

Prandelli, un amico fragile che non ha resistito alla pressione del calcio moderno. «Con l’avanzare dell’età è normale diventare fragili. Dovetti lasciare più giovane di lui perché dallo stress caddi in depressione: non volevo morire in panchina. Prandelli ha fatto bene a smettere prima che arrivasse il peggio, non ha più entusiasmo. Ha trovato una Fiorentina completamente diversa da quella che lasciò nel 2010: prima c’era una società presente e forte, e non un presidente che gestisce gli interessi del club viola dagli Stati Uniti, e Toni-Mutu in attacco che facevano la differenza».

Agroppi, Genoa-Fiorentina sarà la prossima sfida di campionato. «Mi faccia premettere una cosa: l’unico allenatore che per caratteristiche è adatto al Genoa è Davide Ballardini il quale, a differenza di Gasperini, ha accettato situazioni più complicate e ne è sempre venuto fuori con la salvezza. Non c’è niente da fare: esiste un filo invisibile che lo lega alla tifoseria rossoblù e alla città di Genova. Per quanto riguarda la partita, è probabile che si preferiranno due feriti a un morto: magari toglieranno anche le porte per evitare che qualcuno per errore faccia un gol. Il pareggio andrebbe bene a entrambe le squadre».

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