Attraverso i social, il celebre attore comico Enrique Balbontin dice la sua sul gesto esecrabile compiuto sui murales dedicati a Gianluca Vialli sul “Molo dell’amicizia” di Quinto, campione della Sampdoria deceduto alcuni mesi fa.
«A proposito degli imbecilli che vandalizzano il “Molo dell’amicizia” e imbrattano, oltre ai murales, la memoria di un uomo e l’onore di entrambe le tifoserie:
premesso che – una volta identificati con certezza, gli autori vanno sommariamente processati e condannati, oltre che alle pene previste, anche a pulire e ripitturare tutto il molo con la lingua – dispiace, e molto, che il gesto isolato di qualche lobotomizzato, ammesso che si tratti effettivamente di genoani, diventi il pretesto per generalizzare e fare come gli ippopotami quando fanno girare la codina come un’elica e spargono merda tutto intorno. “Noi siamo noi e loro sono loro”. Questo il mantra di sottofondo.
Ma loro chi? I genoani? Quindi noi saremmo tutti quanti persone abiette che disonorano i morti, vandali teppistelli con mentalità pseudo-ultras che la sera non hanno di meglio da fare che vandalizzare un molo. Quindi saremmo tutta gente che quando muove la testa si sente il rumore delle maracas? In base a questa impostazione, i genoani, tutti quanti, dal primo all’ultimo, sono dei mentecatti senza valori, esseri infami mossi solo da ignoranza e cattiveria.
La realtà è che, a parte questi scotennati che hanno deturpato il molo, tutti e sottolineo TUTTI i genoani, non solo si dissociano ma sono sinceramente indignati da gesti simili. Come immagino si saranno dissociati ed indignati tutti i doriani quando qualcuno scrisse frasi come “Scoglio convocali tutti” o “Ucciditeli fin da piccoli” in un derby fra ragazzini, episodi di simile idiozia e abbruttimento dei valori, e me li immagino preoccupati, come noi adesso, di non essere accostati in nessunissimo modo a simili idioti. Generalizzare in questa forma gli avvenimenti, in modo così grossolano, non solo è scorretto dal punto di vista etico ma distorce totalmente la realtà e questo è risaputo.
Allora perché farlo, strumentalizzando l’accaduto e contribuendo ad invelenire il clima, portando il menaggio su un altro piano, non più quello del tifo ma su quello dei valori? Qui non si tratta di fedi calcistiche ma appunto di valori che fortunatamente in larghissima maggioranza condividiamo, a prescindere dall’essere doriani o genoani. Questi fatti, ripeto aberranti, non possono essere usati per denigrare migliaia e migliaia di persone estranee ai vandalismi, estranee non solo materialmente ma soprattutto ideologicamente, per mentalità e valori, distanti anni luce da chi ha compiuto queste azioni infime. Sono perplesso. Imbrattare la memoria di una persona, in questo caso di un campione, ma in generale anche dell’ultimo lavoratore, è sicuramente un comportamento meschino. Utilizzare questa storia per imbrattare la reputazione dei vivi anche».