La principale imputazione rivolta non troppo velatamente da Preziosi a Ballardini riguarda la fase difensiva. Il Genoa ha subito troppo in ogni partita, anche in quelle vinte. Emblematico il finale in debito d’ossigeno a Frosinone, con i gialloblù capaci di sfiorare due volte il pareggio. Tra febbraio e aprile il Grifone vantava una tenuta stagna della difesa, aiutata – in primis – dagli attaccanti e dai centrocampisti che la rendevano un unicum in Serie A. Sei mesi dopo la fase difensiva è diventata il punto debole di Ballardini.
Il tecnico di Ravenna non ha difensori veloci (chissà Günter?). Nemmeno l’anno scorso, va detto: l’unico era Izzo, tartassato dagli infortuni, ma la sua partenza è stata rimpiazzata a dovere da Biraschi. É cambiato l’atteggiamento dei difensori e le necessarie coperture dei centrocampisti che spesso lasciano i tre dietro in balia dell’uno contro uno. Il Genoa non se la sente più di arroccarsi come un l’anno scorso ma vuole attaccare: ne ha ragione perché il contesto è del tutto differente. Buon segno, senza dubbio, però manca equilibrio, dote imprescindibile per non ruzzolare tra vittorie e pesanti sconfitte.
I difensori sono lenti, come detto, ma la linea resta alta. É questo l’equivoco tattico, la contraddizione in termini rossoblù. Il contrafforte probatorio è il numero di gol subiti in “infilata” tra Sassuolo e Parma: quattro. Spolli arranca, è evidente, ma il miglior giocatore del Genoa della scorsa stagione – secondo i lettori di Pianetagenoa1893.net – non può essersi dimenticato di giocare a calcio in tre mesi. Se il Flaco non è (messo) in condizione, Mimmo Criscito non ha ancora fornito una prova solida come terzo. Mancano dei riferimenti nel reparto. Con la terza peggior difesa del campionato, davanti ci sono i fanalini Frosinone e Chievo, e con una gara da recuperare a Milano, questo Genoa non andrà da nessuna parte.