Destro, riscatto “paronista”. Maran in decantazione

In quattro mesi di Genoa il tecnico ha vissuto più accadimenti che in quattro anni a Verona

Destro Genoa
Mattia Destro in gol (foto Instagram di Sky Sport)

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Quanto sono rischiosi i giudizi aprioristici. E quanto può far male la giustizia sommaria, talvolta genitrice di decisioni precipitose pronunciate sull’onda emotiva del momento. Ma c’è un male che più di tutti danneggia il Genoa: l’egemonia del risultato. É il segno in schedina che troppe volte, e con somma colpevolezza, anticipa i destini di allenatori e calciatori, in una sorta di estremizzazione della dottrina paronista di Rocco che sopravvive come uno dei pensieri più arguti del calcio: «Palo, gol: ti s’è un campiòn…». Quanto di vero ci sia in questo dogma spirituale è reso carne da Destro che dopo i due gol rifilati al Milan capolista ha smesso i panni della sputacchiera del tabacco del calcio per diventare redento e rinato. Il bello dello sport è racchiuso in simile riscatto: Destro a Firenze era il problema, nove giorni dopo è stato la soluzione. Un “grazie” è questione di mera educazione.

Serve sempre equilibrio, a maggior ragione quando la situazione di classifica è fortemente deficitaria ma non disperata, poiché le posizioni a ventisei giornate alla conclusione permangono fluide e con i tre punti in palio – novità in vigore dal 1994 – la graduatoria può essere riscritta in due partite. Martedì, dopo lo 0-0 di Udinese-Crotone, il Genoa era ultimo: ieri sera, invece, due passettini in avanti. Resta poco, quasi niente, perché la rosa di Maran, cumulando pregi e difetti, ha un potenziale latente ben superiore ai gorgheggi della zona retrocessione: solo che il Grifone, per il quinto anno consecutivo, resta il solito incompiuto ed enigmatico rompicapo in mano ai tifosi, ai quali invece si dovrebbe chiedere – senza pretesa alcuna – pazienza e fiducia, quest’ultimo sentimento trasmissibile anche a distanza, nonostante le porte chiuse.

I “conti alla rovescia”, le “ultime spiagge”, i “dentro o fuori”, le partite da appesantire “come una finale”, sono locuzioni angosciose da lasciare ad altri, soprattutto a dicembre. Come ad altri mittenti sarebbe opportuno respingere voci di esoneri, mormorii di spogliatoio, patti e compromessi all’ombra della Lanterna e ogni altro finale orwelliano dipinto sui panni rossoblù. Maran, tecnico con oltre settecento panchine tra i professionisti al proprio attivo, ha vissuto più accadimenti in quattro mesi di Genoa che in quattro anni alla guida del ChievoVerona: proseguendo nel solco della linearità tattica riscoperta contro il Milan, il tecnico trentino merita qualche giorno di decantazione, senza più pungoli deleteri anche perché il valore delle prossime due partite del Grifo è piuttosto facile da intuire. Anche a priori.

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