Correva l’anno 1964: moriva Beniamino Santos

Il tecnico argentino del fortissimo Genoa degli anni '60 perdeva la vita in un incidente automobilistico in Spagna

Il Genoa 1963-1964 guidato da Santos (Foto tratta da Storiadelcalciosavonese.wordpress.com/)

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

Per prima cosa, penso sia utile e doveroso segnalare una serie di dati contrastanti sulla data del decesso dell’allenatore del Genoa. Su internet, a secondo di post, articoli e fonti, si fa riferimento almeno a cinque giorni differenti: 7, 21, 22, 24 e 27 luglio. Ho avuto modo di leggere recentemente un articolo de “L’Unità” che parla di questo tragico evento. Si tratta di un’edizione del 23 luglio del 1964. Ma l’articolo pubblicato in quella edizione, che parla dell’incidente mortale riferendosi ad esso come “avvenuto il giorno prima”, è datato 22 luglio. È, questo, un aspetto che lascerebbe intendere come l’incidente automobilistico sia avvenuto il 21 luglio del 1964. L’articolo de “L’Unità”, dopo avere precisato che nell’incidente sono rimaste coinvolte anche la moglie Liana e le giovani figlie Merilde e Nicoletta (si ristabiliranno tutte e tre), fornisce ulteriori dettagli sui risvolti di quella tragica vicenda, ricostruendo al contempo il profilo biografico dell’allenatore argentino. Dopo avere lavorato come fornaio, in giovane età, nella bottega del padre, Santos si era dedicato al calcio affermandosi come mezzala nel Rosario Central. A 25 anni si trasferì a Torino, nel periodo immediatamente successivo alla tragedia di Superga. In seguito giocò anche nel Pro Patria dove, terminata la carriera di calciatore, quattro o cinque anni dopo iniziò quella di allenatore. Da allenatore tornò anche a far parte della squadra granata. E, dopo l’esperienza granata, fu la volta del Genoa. Tra i giocatori da lui valorizzati, nell’arco della sua intera carriera, troviamo Vieri, Ferrini, Rosato, Fossati e Meroni. E proprio nel passaggio di guida tecnica dal Toro al Grifone si era portato con sé un po’ dei giocatori che aveva avuto con i granata: Fossati, Locatelli e Piaceri.

Santos con la maglia del Rosario Central (Foto da Wikipedia)

Uomo di carattere mite, attento ai rapporti umani con giocatori e addetti ai lavori, Santos aveva saputo convincere e trasmettere il suo credo alla squadra senza forzature e cattiverie. E il suo lavoro aveva indiscutibilmente dato dei buoni riscontri: dopo quasi vent’anni di “bassa marea”, il Genoa era tornato a navigare in acque più che tranquille. Meroni, invece, che Santos aveva trovato al Genoa, alla fine era destinato a muoversi in direzione contraria: dal Genoa al Torino. E, in qualche modo, furono proprio le vicende legate al trasferimento di Gigi Meroni a determinare involontariamente le cause dell’incidente mortale di Santos. La cessione del fuoriclasse aveva creato fortissimi malumori tra i tifosi del Genoa, ma aveva anche fruttato un buon capitale. Santos, in quei giorni di vacanza in Galizia, era stato richiamato d’urgenza dalla dirigenza del Genoa per programmare adeguatamente gli acquisti imminenti e provare a calmare una tifoseria in piena contestazione. In effetti, il giorno dell’incidente, l’allenatore stava viaggiando con moglie e figlie in direzione della capitale spagnola proprio per rientrare in aereo in Italia. Purtroppo il destino, sotto forma di un malore a sua moglie, mentre era alla guida dell’auto su cui la famiglia Santos viaggiava, portò ad un tragico epilogo, segnato dalla morte del mister argentino. Come abbiamo già visto, Beniamino Santos era arrivato a Genova l’anno prima dell’incidente mortale. In qualità di allenatore aveva dato un assetto stabile alla difesa del Genoa (quello fu l’anno del record d’imbattibilita di Da Pozzo), non disdegnando però di curare la fase offensiva che, anzi, come già detto, aveva portato alla valorizzazione di Gigi Meroni. Nella stagione 1963-64, il Genoa aveva finito il campionato con un più che onorevole ottavo posto e, nell’estate del 1964 (tre settimane prima dell’incidente di Santos in Galizia) aveva vinto la Coppa delle Alpi al Wankdorfstadion di Berna, in una competizione che aveva visto la partecipazione, tra gli altri, di Servette, Zurigo, Basilea e Roma.

Il Genoa, dunque, nonostante la cessione di Gigi Meroni, sotto la guida di Santos, si apprestava a iniziare una nuova stagione con moderato ottimismo. Invece, nella stagione 64-65 finì terzultimo e retrocedette in serie B. È lecito pertanto pensare che, senza la tragica morte dell’allenatore argentino, le cose sarebbero potute andare diversamente.

Massimo Prati

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.