Era il trofeo che ogni calciatore d’inizio Novecento bramava. Era la coppa scudetto, ‘coppa’ perché aveva quella forma sinuosa e rotongeggiante. Era d’argento, pesante. Era la materializzazione del sogno di vincere il campionato d’Italia di calcio. La storica Coppa Fawcus, esibita in tutto il suo splendore stamane a Palazzo Reale, sarà per sempre del Genoa perché la vinse per tre edizioni consecutive: 1902 (dopo il Milan allenato da Herbert Kilpin), 1903 e 1904. Questa regola ispirò altresì l’attuale Champions League.
George Fawcus era l’allora presidente del Genoa, un personaggio unico capace di portare il Grifone sul tetto d’Italia per cinque delle nove volte. Un’era d’oro amministrata da questo inglese del nord-est che per non farsi mancare niente faceva anche l’imprenditore navale. Ideò la coppa – ora la Fondazione Genoa la espone a Palazzo Reale fino al 16 marzo poi tornerà al Museo del Porto Antico – che portò il suo nome solo per quattro anni, immortalandola per sempre nella storia di questo sport.
In un calcio italiano in piena crisi un piccolo passo potrebbe essere mosso dai vertici federali ritornando alle origini, quando il calcio in Italia si chiamava ancora football. L’ultima coppa scudetto, introdotta nel 1961 e creata da Ettore Calvelli, non ha nulla a che vedere con il trofeo di Fawcus: uno stile d’altri tempi, sobrio ma elegante. Si vede il tocco british. Cambiare l’attuale coppa scudetto ripescando dalla propria storia darebbe un impulso alla stagione delle riforme, conferendo il sapore di una volta al calcio, quando ancora tra le vie di Genova si chiamava football.
CLICCA QUI PER VOTARE IL NOSTRO SONDAGGIO SULLA COPPA SCUDETTO