Gudmundsson: «Cercai “Genoa” su Google un’ora prima del volo dall’Olanda»

Sul futuro: «Voglio alti livelli. Sogno la Premier League sin da bambino»

Sabelli Gudmundsson Genoa
Sabelli e Retegui accompagnano Gudmundsson nei festeggiamenti (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Albert Gudmundsson chiarisce il suo futuro in un’intervista rilasciata al quotidiano inglese Telegraph: «Voglio mettermi alla prova ad alti livelli. Mi sento bene al Genoa, sono sotto contratto e voglio vedere come finirà la stagione, ma ovviamente come giocatore e innamorato del calcio ho sempre sognato di giocare ai più alti livelli. É la mia ambizione. Fin da quando ero bambino ho sempre pensato di giocare in Premier League, è qualcosa che voglio provare a fare».

Il cognome Gudmundsson, famiglia di calciatori, è storicamente associato al football: «Il nonno di mia madre Kristbjorg Ingadottir fu il primo islandese a giocare in Premier League e il secondo straniero della storia dell’Arsenal (giocò mezz’ala ad Highbury quando il calcio era ancora dilettantistico, ndr). Non l’ho mai conosciuto, ma mia madre mi ha raccontato tante storie su di lui, dopo la fine della sua carriera scrissero anche un libro. Mi ha ispirato a raggiungere un alto livello professionistico». Il giovane Albert non poteva che respirare calcio: «Sono nato per essere un calciatore. In estate, in Islanda il sole non tramonta perciò giochi tutto il giorno: ricordo che mia mamma mi veniva a prendere al campo alle 10 o 11 di sera per portarmi a casa e mettermi a letto. In tv guardavolo solo calcio inglese o italiano».

Gudmundsson ripercorre le tappe della sua carriera, a cominciare da alcuni provini all’Arsenal: «Il direttore dell’academy dei Gunners era Liam Brady, mi trattò con molte attenzioni. Provai un paio di volte al Liverpool, ma assieme a mio papà decidemmo di andare in Olanda perché in Inghilterra il percorso dalle giovanili alla prima squadra può essere molto lungo. Al PSV ho avuto grandi nomi come vice allenatori: Ruud van Nistelrooy, Mark van Bommel, Boudewijn Zenden. All’AZ, invece, ho avuto Arne Slot (diretto al Liverpool dopo Klopp, ndr) e ho sempre pensato che sarebbe diventato un allenatore top: con lui non ero sempre titolare, ma è un mister che durante la settimana sa preparare bene le partite tatticamente e mentalmente».

Poi il trasferimento a fine gennaio 2022 al Genoa, società che Albert non conosceva: «Non ho avuto molto tempo per fare ricerche sull’allenatore (Blessin, ndr) e sul club, così ho usato Google un’ora prima del volo aereo. Mi sono detto: “Fanculo, andiamoci”. Le buone prestazioni in Serie B mi hanno dato confidenza per questa stagione, sinora ho dato il meglio di me: sapevo di avere le qualità – buona conclusione, passaggio finale e calci piazzati – finalmente adesso mi sento di averle mostrate. Non so ciò a cosa sia dovuto, forse l’età, la maturazione o il fatto che conosca meglio il campionato italiano».

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