Lettera/Roberto Moncagatta: «Massimo Prati descrive in modo semplice e toccante la genoanità»

Il nostro lettore: «E’ proprio vero che chi indossa questa maglia e tifa per questi colori non li cambia più»

Massimo Prati (Foto Rsi tv)

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Gentile redazione “Pianetagenoa1893.net”,

Mi rivolgo a Voi (ed anticipatamente Vi ringrazio)  per trasmettere sentiti ed affettuosi complimenti allo scrittore e tifoso genoano Massimo Prati che nel suo racconto da voi pubblicato descrive in modo semplice e toccante ma soprattutto vero, la sua infanzia tinta dai colori rossoblu. 

Carissimo Massimo,

Ti faccio (tra Genoani  il “tu” è doveroso) i miei complimenti per il tuo meraviglioso racconto.

Non ti nascondo di averlo letto con difficoltà per colpa della commozione che mi stringeva la gola…Hai ragione tu !!! Il cielo di Genova è sempre ROSSO BLU.

Mi chiamo Roberto Moncagatta, ho 75 anni e sono un testimone oculare di ciò che scrivi, dato che ho vissuto la mia infanzia a Genova dal 1945 al 1951.

Amo il Grifone da quando sono nato per merito di mio padre che giocatore del Genoa, (in campo soprannominato ”Nandin”)  mi portava “piccinin”  allo stadio Ferraris per vedere la sua squadra e la nostra squadra del cuore dove lui aveva giocato a 20 anni  (tra il 1928 -1930)  in una squadra piena di mostri sacri di quel tempo (De Prà, De Vecchi, Levratto).

Puoi immaginare che nostalgia e quanti assopiti ricordi hai risvegliato in me, per questo ti ringrazio infinitamente.

A quei tempi in città si organizzavano tornei fra le squadre nate nei bar di rione (Piazza Manin) e una di queste squadre venne invitata a giocare una partitella di allenamento con il Genoa di allora. I calciatori migliori venivano ingaggiati con un semplice e repentino “da domani vieni a giocare con noi” e cosi accadde anche a mio padre che felice disse di si!

Cosi entrò nel Genoa, non sapendo però che nel ruolo di terzino sinistro davanti a lui c’era un certo Renzo De Vecchi, detto “Figlio di Dio” che mai poteva essere sostituito…(allora si giocava in undici e non c’erano sostituzioni). Cosi rimase riserva e genoano doc per sempre.

Molti sono gli aneddoti personali e non, raccontati dalla sua testimonianza vissuti vicino a questi grandi calciatori, attaccati soprattutto alla maglia rosso blu e non ad altro.

Durante un allenamento mio padre fu messo in barriera e chi calciava la punizione era Virgilio Levratto, un attaccante dotato di un tiro potentissimo in grado di lacerare una rete…

Mio padre stoicamente prese in piena faccia quel “missile” che gli ruppe il naso ma contemporaneamente lo rese fiero di mostrare a suo figlio quel segno di devozione al Grifone.

 E’vero i tempi cambiano in bene o in peggio, chi può dirlo.. ma a volte mi chiedo: ci saranno ancora calciatori come un certo De Prà (portierone del Genoa e della Nazionale) che rifiutò di andare in un’altra squadra (Juventus) e disse di NO ai lusingati ingaggi dicendo: “IO SONO NATO ROSSOBLU e non potrò mai giocare in un’altra squadra ”.

Questo raccontava mio padre ripetendomi le parole del suo compagno di squadra che a quei tempi più che l’ingaggio guardava a vincere e portare in alto il GENOA.

E’ proprio vero che chi indossa questa maglia e tifa per questi colori non li cambia più, sono come un’altra pelle, ecco perché il Genoa non si tifa, ma si AMA!

Per questo bisogna sottolineare con enfasi la scelta di Mimmo Criscito di rimanere con noi in un momento cosi difficile della nostra squadra: Grazie MIMMO !!!

Concludo e  sottolineo che i  ricordi descritti nel tuo libro sono veri e rispecchiano la vita della gente genovese. Da testimone oculare voglio condividere con te e tutti i genoani le emozioni avute nel leggere il tuo racconto e con nostalgia penso ai giorni trascorsi aspettando di sera il fascio di luce della Lanterna che ci illuminava gli occhi dandoci la buonanotte o rileggere la poesia della vecchia targa del poeta genovese Edoardo Firpo (‘o poeta de-a foxe’) murata sulla parete della scalinata che porta al mare di Boccadasse e ricorda a tutti i genovesi e Genoani di tornare lì perché solo lì si ha l’impressione  di ritornare nella culla o di ricadere nelle braccia della mamma.

Per questo ti ringrazio e ti invio un cordiale saluto …FORZA GENOA! 

Roberto Moncagatta

moncagatta@libero.it

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