Le discrasie del Viminale nella vicenda Genoa-Milan

Permettete una parola? C’è una forte discrasia tra la decisione di Osservatorio, Casms e ministro Maroni di autorizzare la trasferta dei tifosi del Milan domani a Genova e l’intento (più volte dichiarato dal governo in carica e, per onor di cronaca, proclamato anche dal precedente esecutivo Prodi) di “restituire gli stadi alle famiglie”. L’arrivo dei […]


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Permettete una parola? C’è una forte discrasia tra la decisione di Osservatorio, Casms e ministro Maroni di autorizzare la trasferta dei tifosi del Milan domani a Genova e l’intento (più volte dichiarato dal governo in carica e, per onor di cronaca, proclamato anche dal precedente esecutivo Prodi) di “restituire gli stadi alle famiglie”. L’arrivo dei milanisti sta creando e creerà domani ulteriore tensione: non a caso, anzi ne è conseguenza diretta, è stato vietato l’accesso al Tempio di Marassi ai bimbi del Genoa Club For Children e alle bimbe della Scuola calcio del Genoa Femminile. Non solo: come emerge dalle lettere giunte in redazione, a causa del clima rovente molti genitori hanno manifestato l’intenzione di non portare i figli allo stadio.

Ciò rappresenta un vero paradosso della decisione del Viminale: si allontanano i pargoli rossoblù con i loro genitori, mentre si ammette chi potrebbe suscitare potenziali problemi nell’ordine pubblico a Marassi. Non si vuole assolutamente etichettare già come “colpevoli” i sostenitori rossoneri: il problema è opposto, sono i rappresentanti dell’ordine pubblico che avrebbero dovuto prevedere gli effetti dirompenti del loro ritorno (e soprattutto del solo annuncio) a Genova, a poco più di quindici anni dall’omicidio di Vincenzo Spagnolo commesso da Simone Barbaglia. Nonostante le smentite di rito, mi permetto di far osservare che in città c’è già una situazione da assedio: basti soltanto pensare allo spostamento dei cassonetti svolto in fretta e furia dall’Amiu. Insomma, si teme il peggio: capovolgendo una frase di Leibnitz, si può dire che stiamo vivendo nel peggiore dei mondi possibili.

Per evitare questo clima “elettrico” sarebbe stato più opportuno prendere un’altra strada: cominciare a far dialogare le tifoserie di Genoa e Milan con la mediazione delle istituzioni. Un percorso lungo, che avrebbe dovuto iniziare dall’inizio del campionato per giungere a conclusione nell’imminenza della partita. Il ruolo dello Stato è proprio questo: favorire la discussione per tentare di eliminare le tensioni. Invece si è scelta la strada dell’imposizione: Ministero, Osservatorio e Casms hanno posto una riga blu sul passato e stabilito all’improvviso che i tifosi del Milan potevano andare a Genova. Dimenticando che all’andata, ai genoani era stata vietata la trasferta: anche questo un altro segnale della discrasia dell’esecutivo. A nulla sono valsi la lettera del Sindaco Vincenzi (rimasta sulla scrivania di Maroni a prendere la polvere), gli appelli bipartisan del Popolo della Libertà, del Partito Democratico, del Silp-Cgil e del Presidente della Regione Liguria Burlando per far ritornare il Viminale sui suoi passi.

Se dovesse accadere qualcosa di grave, la responsabilità politica e morale cadrà su chi avrà preso unilateralmente certe decisioni: non basta trincerarsi dietro una burocratica “tessera del tifoso” per risolvere il problema negli stadi. Occorre una decisa sterzata; ma, almeno per ora, a nessuno interessa mutare atteggiamento.

Marco Liguori

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL’ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

Ps. (ore 23.34, dopo la decisione del Prefetto di giocare a porte chiuse la partita) Ma non era meglio bloccare la trasferta dei tifosi del Milan già da giovedì scorso quando apparve la scritta a San Siro “Uccideremo un altro genoano”? Si sarebbe risprmiato tempo, denaro e fatica. Ma c’è di più: lasciare fuori dallo stadio le tifoserie genoana e milanista può essere un rimedio peggiore del male. Potrebbero scontrarsi ancora più facilmente (Ma. Lig.)

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