Le caratteristiche del Grifone dopo le prime gare – Tavecchio, la palla passa a Malagò

“Né la nostra partita fu men tosta”. Prendo a prestito il sommo Dante per illustrare le ultime due gare amichevoli del Genoa. Quella contro Al Hilal è stata tutto fuorché amichevole, considerati i tanti falli commessi dagli avversari. Ieri contro il Brescia è stata una gara vera nel primo tempo: nella ripresa, con la girandola […]


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“Né la nostra partita fu men tosta”. Prendo a prestito il sommo Dante per illustrare le ultime due gare amichevoli del Genoa. Quella contro Al Hilal è stata tutto fuorché amichevole, considerati i tanti falli commessi dagli avversari. Ieri contro il Brescia è stata una gara vera nel primo tempo: nella ripresa, con la girandola dei cambi e dopo il gol del pareggio di Kucka, il gioco si è affievolito sino a fermarsi del tutto. Voglio analizzare assieme a voi, miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, le caratteristiche del Grifone emerse finora.

CARATTERE: Gasperini può essere sicuro di aver improntato bene la squadra su questo aspetto. Contro gli arabi dell’Al Hilal i giocatori non hanno ceduto alle provocazioni e sono riusciti ad assorbire i loro colpi al limite del regolamento. A Brescia dopo lo sbandamento per il gol subito, la squadra ha iniziato a riprendere coraggio sino a raggiungere il meritato 1-1. E’ importante che il Genoa abbia iniziato a dare segnali di pronta reazione sin d’ora: servirà molto durante la stagione.

RECUPERO DI KUCKA  E GIOCO SULLE FASCE: è un altro importante punto a favore per i rossoblù. Lo slovacco ha recuperato la forma e riesce a segnare. Mi è piaciuto ieri nel suo ruolo di “finto centravanti” che ha creato fastidi agli avversari. Gasperini aveva dichiarato che voleva iniziare a sperimentare questa particolare opzione tattica, sulla falsariga del buon esito incontrato dalle squadre che lo avevano adottato al Mondiale. Il tecnico rossoblù però non è nuovo ad adottare questa soluzione: l’aveva fatto nel vittorioso derby del novembre 2009 con Sculli. Le due “catene” sulle fasce sembrano funzionare anche con uomini differenti: riescono a crossare palloni al centro e a contenere gli avversari. Ovviamente servono le controprove contro squadre più consistenti.

COSA MANCA: la ricerca di un sostituto di Matri non è una novità. Il presidente Preziosi e suo figlio Fabrizio (che avevamo più volte auspicato il ritorno in società e finalmente è tornato) lo stanno cercando da tempo. Secondo me la pista Pavoletti è destinata ad esaurirsi: le indecisioni del Sassuolo non presagiscono nulla di buono. Per questo ruolo si cercherà molto all’estero. Mancano inoltre due pedine a centrocampo: una sorta di “nuovo Juric” che blocchi il costruttore di gioco avversario e un regista che detti i tempi alla manovra. Sono ruoli chiave che occorrono per svolgere soprattutto la fase difensiva: ieri si sono denotati alcuni problemi, forse dovuti anche ai pesanti carichi di lavoro in allenamento. In difesa ci vuole un altro giocatore: il problema dell’ingaggio di Campagnaro complica molto il suo arrivo. Facundo Roncaglia potrebbe essere una buona alternativa. Il mercato chiude tra poco più di un mese: c’è dunque tempo per trattare e prendere qualche elemento interessante.

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“L’Inghilterra rispetto a noi è un’altra cosa: individua dei soggetti che possono entrare in base alla loro professionalità. Da noi invece arriva “Opti Pobà”, che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio”. Questa frase di Carlo Tavecchio sta suscitando uno “tsunami” di indignazione, sia da parte di organi istituzionali, sia da parte degli appassionati di calcio. Viene da chiedersi il perché di una frase così infelice: l’unica spiegazione è il richiamo a una sorta di “protezionismo” del pallone nostrano. Negli ultimi tempi i club hanno acquistato molti atleti all’estero, cedendo i talenti cresciuti nei vivai. Tuttavia, anche se così fosse, sarebbe una frase inopportuna e anacronistica: il calcio è ormai pervaso dalla globalizzazione (e da diversi anni, non da ieri) e le squadre italiane acquisiscono calciatori da tutti i continenti.

A questo punto, rivestirà grande importanza l’incontro di giovedì prossimo tra il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e i due candidati alla presidenza Figc, Tavecchio, e Demetrio Albertini. Intendiamoci: il numero uno dello sport italiano non può prendere nessuna decisione d’imperio sulle candidature, né tantomeno sulle dinamiche dell’elezione. Può però far comprendere l’inopportunità politica dell’elezione di Tavecchio. Tanto per far capire una delle conseguenze della nomina del presidente della Lega nazionale dilettanti: in un domani il neo numero uno della Figc potrebbe recarsi all’estero e potrebbe ricevere le giuste proteste dei rappresentanti delle federazioni dei continenti extraeuropei. Meglio quindi voltar pagina.

Marco Liguori

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