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Dopo un anno dall'editoriale "?" le difficoltà del Genoa sono raddoppiate: i numeri dicono che ormai Juric è indifendibile

Marco Liguori

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Poco più di un anno fa, miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, avevo intitolato un mio editoriale “?”, con un punto di domanda (o interrogativo che dir si voglia) riguardante le incertezze sul futuro del Genoa. Allora c’era Juric in panchina. Dopo un anno, le incertezze sono raddoppiate: da qui i “??”. Dopo la salvezza raggiunta da Ballardini e i suoi 12 punti in 7 partite, il Grifone è passato ai 3 punti in 7 gare (incluso il recupero col Milan) di Juric. I numeri dicono che ormai il tecnico croato è indifendibile: è vero, c’è la scusante del calendario molto difficile con Juventus, recupero col Milan, Inter, Napoli e il derby. Ma nel carniere mancano le vittorie con l’Udinese e contro la Sampdoria nel derby, oltre a un punto oggi col Torino: sono mancanze decisamente gravi. I rossoblù avrebbero conquistato cinque punti in più che li avrebbero portati a quota 20, nella parte sinistra della classifica assieme a Parma e Sassuolo e sopra lo stesso Torino che invece oggi gongola a quota 21. Invece, dovranno ancora tribolare in mezzo a tante difficoltà, a quattro lunghezze dal Bologna terzultimo.

La partita di oggi è stata purtroppo costellata da tante ingenuità. A cominciare dall’intervento a gamba tesa di Romulo su Meitè, sotto gli occhi dell’arbitro Mariani che non ha avuto giustamente dubbi nell’estrarre il secondo cartellino giallo per l’esterno rossoblù. Quest’ultimo era in chiara difficoltà contro Ansaldi (un ex rimpianto tantissimo), ma Juric (Murigita era in panchina, ma le direttive sono del responsabile tecnico) non ha provveduto: forse avrebbe potuto schierare dal primo minuto Pereira a destra, destinato più a compiti difensivi. Ma comunque sia, Romulo ha commesso un grave errore, riducendo la squadra in 10 uomini. Secondo errore dell’allenatore: via Piatek, dentro Gunter. Lo si noterà nel corso della partita: Kouamé da solo, nonostante il suo eroismo, non ce la poteva fare a reggere il peso della manovra offensiva. L’attaccante ivoriano ha poi trovato sui piedi il pallone del vantaggio: un grande aiuto per il Grifone per portare un risultato positivo a casa. Era la situazione migliore, ipotizzata da Nils Liedholm: in 10 si gioca meglio che in 11 sosteneva il Barone, a causa anche del fattore psicologico: il Torino in 10 avrebbe dovuto attaccare e scoprirsi, esponendosi al contropiede del Genoa. Non abbiamo assistito a tutto questo: è arrivato il pareggio di Ansaldi, su uno stop a seguire sbagliato di Romero, e poi la successiva ingenuità di Sandro che ha sgambettato in area Falque (altro rimpianto rossoblù). Da sottolineare che l’arbitro ha dilungato il recupero in modo eccessivo dopo l’1-1 granata: così come non ha per nulla convinto il metro adoperato per i falli. Un esempio: Zaza ha commesso una serie di scorrettezze, l’ultima delle quali nel finale di partita era da rosso e non da giallo come ha deciso Mariani. Tuttavia, pur se in 10 ei n svantaggio 2-1, ci si sarebbe aspettata nella ripresa una gara veemente dei rossoblù: anche rischiando il terzo gol, ma giocando fino alla fine. E, invece, abbiamo assistito a una timida reazione, con il Toro che si è divorato tre occasioni.

Nonostante questo scenario difficile, per ora non sembra che Juric possa essere rimosso dall’incarico. Ballardini (ancora non capisco i motivi dell’esonero) dovrebbe essere richiamato: sarebbe la soluzione più logica. In caso contrario ci sono diversi allenatori a spasso: come ad esempio Prandelli e Donadoni, Montella (soluzione improponibile, visto che è impopolare), Guidolin e Reja (ma sono fermi dal 2016), Baroni, Stramaccioni e Stroppa. Senza contare che sono sul mercato anche Conte, Wenger, Zidane, Blanc e Di Matteo: sogni mostruosamente proibiti.

Giovedì c’è la gara di Coppa Italia con l’Entella al Ferraris e poi la gara di campionato con la Spal che è ha un solo punto in meno del Genoa: se restasse Juric dovrebbe compiere un doppio miracolo. Passo e chiudo!

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