Le società calcistiche italiane dovranno essere costituite sul modello spagnolo o tedesco: più soggetti proprietari, tra cui anche i tifosi. Una proposta che, se dovesse convertirsi in legge, rivoluzionerebbe in maniera radicale il mondo del calcio italiano. Il percorso, però, è ancora lungo visto che siamo ancora alla fase dell’iniziativa: la proposta è stata presentata alla Camera il 18 marzo. Il testo è stato sottoscritto da 42 parlamentari di vari partiti e illustrato dai due primi firmatari: l’ex presidente del Catania Angelo Attaguile (Movimento per le Autonomie), e l’ex portiere del Varese Giancarlo Giorgetti (Lega Nord).
La proposta modifica l’articolo 10 della legge 23/1981 sul professionismo sportivo introducendo due sostanziose novità. La prima è un limite del 30% di proprietà di quote o di azioni delle società sportive da parte di una sola persona o di un solo soggetto giuridico, eliminando la possibilità di accordi tra detentori di quote o di azioni finalizzati ad una conduzione “combinata” della società.
La seconda è l’introduzione di un organo consultivo, il cui parere è obbligatorio ma non vincolante, a cui siano sottoposti preventivamente i bilanci e la programmazione sportiva annuale. L’organo dovrà essere costituito da un minimo di 100 ad un massimo di 1000 persone elette ogni anno dagli abbonati. Un’ulteriore quota del 10% di quelli eletti sarà nominata per tre anni.
«Il primo obiettivo – hanno spiegato in aula i firmatari della proposta di legge – è quello di garantire una maggiore responsabilizzazione dei tifosi e un aumento delle possibilità di afflusso di nuovi capitali in favore delle società sportive, ma soprattutto una maggiore trasparenza nell’impiego delle enormi risorse che, soprattutto i grandi club, muovono». «Credo che questo sia il momento migliore per fare riforme nel mondo del calcio, abbiamo il clima adatto per una vera e propria “rivoluzione” – ha dichiarato Salvatore Grillo, presidente dell’associazione “Salviamo il calcio” ispiratrice della proposta di legge – Il calcio è diventato qualcosa di separato dal mondo dei tifosi e della società civile».
A onor del vero l’idea della presenza dei tifosi all’interno dei club calcistici, nello specifico tramite la formula dell’azionariato popolare, esiste già in Italia da parecchi anni: attualmente ne godono Roma, Verona, Mantova, Arezzo, Vibonese e Santarcangelo, mentre il precursore è stato il Genoa. All’inizio degli anni ’70, infatti, l’ex presidente del Coordinamento Clubs e da poco scomparso, Pippo Spagnolo, per far fronte ad una tragica situazione per le casse societarie riuscì a radunare migliaia di piccoli azionisti (furono ben 14mila nel 1973) che poterono acquistare azioni da 2500 lire e salvare così la società dal fallimento.
Francesco Patrone
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