Se le partite fossero come le staffette dell’atletica leggera di sicuro il Genoa partirebbe per primo dai blocchi. Il Grifo non è una squadra di rincorsa quando l’avversario scappa. E’ successo anche sabato sera a Bologna, dopo il gol di Destro. Il Genoa è andato in svantaggio per la tredicesima volta in stagione ma solo in una situazione è andato a punti: al Ferraris contro la Roma, rigore procurato e calciato di pura potenza da Lapadula. Un punto da situazione avversa è poco, sebbene le statistiche debbano essere lette alla luce degli avversari: un conto è non rimontare il Benevento, un altro il Napoli.
In ogni partita il Grifo tenta di accorciare le distanze dal fuggitivo ma non gli riesce quasi mai prenderlo. Anche in Emilia c’è stata la reazione allo svantaggio, ma probabilmente è stata troppo veemente: tanto cuore e poca ragione. Dentro tutte le punte nel 4-2-4, un modulo che già scriverlo fa venire l’urticaria, figurarsi a interpretarlo. Il motore del Genoa si è imballato come se si fosse preteso da un’utilitaria una partenza da zero a cento in meno di tre secondi. Calma e serenità sono due virtù che vanno mai perse, soprattutto se l’avversario conduce con quaranta (e più) minuti ma da giocare.
Perché il Genoa non sa rimontare? Perché se l’avversario segna per primo la squadra di Ballardini fatica a riportare in equilibrio il punteggio? I motivi sono due: la difficoltà a fare gol (è un problema antico che forse solo Giuseppe Rossi potrà stigmatizzare) e la mancanza di alternative. Con l’attuale panchina il Genoa non ha la capacità di sorprendere perché i sostituti sono tutti degli alter ego tecnici di quelli che già erano in campo. Solo Taarabt, ai box probabilmente ancora per una dozzina di giorni, è l’unico giocatore capace di andare oltre il confine del ruolo offrendo più di una soluzione a Ballardini.
 da risultato sfavorevole: è successo contro la Roma e il gol è stato di Lapadula){kind=link}