Lettera, Paolo Micheli – Per Giovanni De Prà

Il nonno del nostro lettore gli disse: «Il più grande campione del Genoa, il più grande di tutti i tempi. E lo sarà per sempre»

De Prà Genoa
Giovanni De Prà para a terra (foto di genoacfc.it)

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera scritta dal nostro lettore genoano Paolo Micheli. Uno scritto sul mitologico Giovanni De Prà che ci lasciò nel giugno di quarantuno anni fa, nel 1979. Il grande campione rossoblù riposa da quel giorno al Cimitero Monumentale di Staglieno e porta con sé la leggenda della medaglia di bronzo dell’Olimpiade del 1928 seppellita alle spalle della porta sotto la Gradinata Nord del Ferraris.

Portieri si nasce per proprie capacità o, nel mio caso in quel di Moranego/Davagna, non avendo avuto il pallone che dava il posto fisso. Portieri si nasce per incapacità di giocare in avanti, essendo il portiere il ruolo “per molti” meno divertente. Mi chiamo Paolo Micheli, una vita in porta a livelli mediocri e un figlio, Rocco di undici anni, che da poco purtroppo ha abbandonato la porta per fare il centrocampista, ruolo che non pregiudica troppe responsabilità come il numero uno… Forse cambierà idea in futuro. Ho sempre adorato i portieri, forse perché si distinguevano anche per la maglia diversa dagli altri, per la testa calda e per quel ruolo che puoi ricoprire solo se sei un po’ matto.

In questo mese di giugno, che ha dato i natali e purtroppo anche l’addio a Giovanni De Prà, vorrei che tutti noi ricordassimo il portiere che ha vinto due scudetti con il Genoa, con oltre trecento presenze e un record d’imbattibilità (trentatré partite senza sconfitte) eguagliato solo di recente da Milan e Juventus.

Vorrei ricordare il campione e l’uomo che per il Genoa ha “ringraziato” un’offerta a peso d’oro dalla Juve dicendo di essere genoano e di non poter giocare, quindi, in una squadra diversa dal Genoa. Forse erano altri tempi, forse altri uomini e, permettetemi di dire, anche altri presidenti. Qualche anno fa visitando la sua tomba in quel di Staglieno avevo notato la semplicità della sua lapide ma col tempo mi risposero che quello era il suo volere, il volere di un campione semplice.

Ringrazio mio nonno Gino che mi portò al suo funerale: avevo dieci anni. Mi disse: «Paolettìn, questo è il più grande campione del Genoa, il più grande di tutti i tempi. E lo sarà per sempre».

Paolo Micheli

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