Lussana: «”I” Ballardini, gli italiani perbene che possono salvarci»

L'opinione del giornalista di Telenord che cita una canzone di Giorgio Gaber per omaggiare l'amico tecnico del Genoa

Davide Ballardini durante Genoa-Torino (Foto Genoa cfc Tanopress)

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Massimiliano Lussana, giornalista di Telenord, scrive la sua opinione sull’amico Davide Ballardini. Il tecnico del Genoa sta raccogliendo prestigiosi risultati al suo terzo ritorno.

Credo che sia la terza o la quarta volta che uso Davide Ballardini come metafora di ciò che vorrei: per il Genoa, per Genova, per l’Italia…

E, assicuro, generalmente non sono così monomaniacale.

Ma quando una cosa è giusta, molto giusta, e una persona è speciale, molto speciale, vale la pena di ripetere, allo sfinimento, fedeli all’antica massima latina “repetita iuvant”, nella lingua più perfetta dopo il greco, aggiungendo sempre nuovi particolari, nuove storie, nuovi elementi umani che raccontano la straordinarietà di Davide.

Ed è qualcosa che va oltre le tre vittorie consecutive e persino oltre la straordinarietà della vittoria di sabato sera contro l’Inter.

Io, che non sono genoano (e nemmeno doriano, se è per questo), ma che sono felice quando le squadre genovesi vanno bene, sabato sera avevo le lacrime agli occhi.

Perchè avevo visto Davide umiliare Golia dal punto di vista del gioco, della semplicità, della bellezza del calcio, della sostanza sull’apparenza.

Perchè, certo, Luciano Spalletti è il più mediatico degli allenatori, un istrione della panchina, un grandissimo attore, un rivoluzionario delle conferenze stampa, un Carmelo Bene del calcio, uno che dopo che è arrivato lui (in sala stampa, non in campo, tranne il primo periodo alla Roma) niente è più stato come prima. Nemmeno per Francesco Totti, poeta, lui sì, del calcio italiano.

Mentre Ballardini è perfetto per l’Oscar al migliore attore non protagonista, uno che arrossisce quando lo inquadrano in primo piano, uno con la maglietta della salute che spunta sempre da sotto il maglione, uno che, se potesse, arriverebbe mediaticamente secondo anche correndo da solo.

“E sto bene così”, come ci ha raccontato nel bellissimo incontro organizzato dall’Ussi di Michele Corti nei giorni scorsi, una delle tante esperienze che danno un senso alla formazione professionale continua dei giornalisti, curata in Liguria con la sua passione maniacale e col cuore da Marcello Zinola.

Esperienza utilissima, quell’incontro, anche dal punto di vista umano, perchè vedevi quegli stessi che spiegavano seri e con sprezzo del ridicolo che Balla era l’anticalcio, che Malesani e Liverani sì che avrebbero fatto vedere lo spettacolo, che Preziosi ha sempre e comunque ragione riuscendo a danneggiarlo persino quando ragione ce l’ha davvero, che Balla non sapeva fare i cambi, che se è si è salvato due volte alla grande con il Genoa è solo perchè gli altri a fine stagione tiravano indietro la gamba non avendo più niente da chiedere al campionato, che Juric aveva il cuore rossoblù. E che se Ballardini ha fatto il record di media punti nella storia recente del Genoa e che se ha fatto più punti di Gasperini l’anno che hanno avuto la stessa squadra, nonostante non avesse fatto la preparazione e abbia tagliato gli ingaggi di qualche milione di euro a gennaio, ti spiegano che la matematica non vale e che dev’esserci qualche errore nei conteggi.

Insomma, Balla è uno che sta in secondo piano. Ma che poi è in primo piano quando ci sono da ottenere i risultati: da quando c’è lui, praticamente con la stessa squadra, il Genoa è terzo in classifica, solamente dopo Napoli e Juventus.

Eppure, lui non cambia di una virgola.

Resta quello di sempre.

… continua su Telenord.it …

Non dice “io, io, io”, il Balla.

Dice “noi”.

E allora vale la pena di citare, integralmente, la “Canzone dell’appartenenza” di Giorgio Gaber, uno che “io non mi sento italiano”, ma era un grandissimo italiano.

Clicca qui per ascoltare ‘Canzone dell’Appartenenza’.

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