IL GIORNALE DELLA LIGURIA – Una storia da raccontare a cui dare il giusto finale

Il Giornale della Liguria racconta come una favola il trionfo del Genoa contro il Milan a San Siro. “Le storie da raccontare ai nipotini sono belle, bellissime. E MilanGenoaunoatre è una di quelle.Ma i nipotini,appena finito il racconto, hanno il vizio di chiedere: «E poi?». I 57 anni che non succedeva non è un poi. […]


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Il Giornale della Liguria racconta come una favola il trionfo del Genoa contro il Milan a San Siro. “Le storie da raccontare ai nipotini sono belle, bellissime. E MilanGenoaunoatre è una di quelle.Ma i nipotini,appena finito il racconto, hanno il vizio di chiedere: «E poi?». I 57 anni che non succedeva non è un poi. Un gol che se l’avesse fatto Tevez anziché Bertolacci, Caressa sarebbe ancora lì a urlare Carlitoooooooooooosssss riservandosi di iniziare a pronunciare il cognome solo la prossima settimana,non è un poi. Una superiorità tecnico-tattica-fisicamentale imbarazzante non è un poi.Vedere che le uniche luci a San Siro erano quelle degli occhi dei tifosi che brillavano perché i goccioloni di cui erano gonfi riverberavano gli ultimi sguardi dei riflettori su Pippo Inzaghi, non è un poi”.

Il quotidiano conclude: “Il fatto è che al Genoa che gioca a memoria e diverte, che segna a raffica, ora viene anche chiesto quello che si chiede alle grandi squadre.Cioè il risultato finale. È la differenza tra una squadra rivelazione, per

sua stessa definizione effimera, e una grande. È normale. È il nipotino che chiede sempre «E poi?». È lusinghiero. Perché Mourinho, negli spogliatoi del Camp Nou a pochi minuti dalla semifinale di Champions che portò al triplete, dettò una tattica semplicissima alla sua grande Inter. Disse ai giocatori: «Pensate a cosa di questa sera vorrete raccontare un giorno ai vostri nipotini». In pratica disse che la semifinale era stata centrata…«E poi?». E poi, Roma, Torino, Atalanta, Inter, Sassuolo. Perché quello strano brillìo di luci a San Siro possa tornare tra tantianni negli occhi di chi,avido di belle storie, chiederà «e poi?»”.

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