Povero Genoa. Solo sei punti in dieci partiti e la prospettiva di affrontare le due squadre più forti del campionato. Inutile farsi illusioni. Questa squadra è figlia di errori cronici elevati alla potenza. L’allenatore e i calciatori sono attori protagonisti di un film di quarta serie A che un registra svogliato e arrogante pretende di presentare al festival di Cannes.
Preziosi tiene migliaia di tifosi e una società gloriosa sotto scacco. Preziosi è riuscito in una impresa in cui nemmeno Scerni e Dalla Costa erano riusciti e che sembrava impossibile.
Preziosi è riuscito a fare schifare il Genoa ai Genoani. Ormai da 4 anni viene il mal di stomaco a vedere il Genoa. E’ una tortura, una via crucis, una condanna.
Preziosi il 4 agosto aveva annunciato “il passo indietro”, affidando la gestione a un direttore che peraltro ha messo in piedi una squadra con tanti problemi. Dopo nemmeno 4 mesi ecco il rientro e la contestuale restaurazione.
Ma come si possono commettere sempre gli stessi errori di pianificazione e programmazione?
Ma esiste un budget e un business plan con una lista di attività da portare avanti o si vive mercato per mercato?
E cosa si può cavare da questo Genoa ora? Nella migliore delle ipotesi l’ennesima salvezza disperata figlia di continui cambi di direttori, allenatori, calciatori? Per sentirsi dire che a maggio che nessuno vuole il Genoa e “mai più una stagione così”? Per vedere l’ennesima rivoluzione – contro rivoluzione e contro-contro rivoluzione?
Preziosi ha bisogno di rimanere in Seria A sia che resti sia che venda. Ma si ricordi che il valore di una società non è dato solo dai contratti televisivi e dalle quote di partecipazione. Il valore di una squadra di calcio è anche dato dall’organizzazione societaria, dalla gestione dell’attività, dai propri clienti esterni e interni.
Preziosi affitti la società a un gruppo selezionato di tifosi manager capaci di amministrare una società con la diligenza del buon padre di famiglia. Stabilisca un budget entro cui stare. E vada come vada. Se dobbiamo vedere morire il Grifone, al suo capezzale vogliamo esserci noi.