Il Genoa perde in zona Cesarini a Frosinone e, purtroppo, non per caso.
Il Grifone ha infatti compromesso molte partite nei finali e in ben tre trasferte, Torino, Udine e Frosinone, per errori di neoentrati.
La coperta di Gilardino è corta: oggi si gioca a calcio in 16, il Mister può contare su 12-13 “titolari”. Gli altri, da Hefti a Puscas, da Galdames a Ekuban, sono comprimari che non hanno (ancora?) la caratura adeguata alla Serie A.
Così come il ko di Torino è stato accollato a Hefti e il pareggio di Udine al duo Martinez-Maturro, la sconfitta di ieri è addebitabile a Galdames, entrato troppo distratto e leggero sul terreno di gioco.
Certo in queste situazioni il rischio è di sbagliare comunque. Il calo sistematico nei finali di partita del Vecchio Balordo è spiegato anche dagli innesti degli avversari: sostituire spesso è una necessità atletica.
I cambi a pochi minuti dalla fine sono di solito mirati a guadagnare tempo, il recupero si allunga meno rispetto a quanto il cambio dura, spezza ritmo e mettere forze fresche e lucide. Tuttavia cambiare troppi effettivi, ieri 3 giocatori di movimento su 10 a due minuti dalla fine, può generare confusione ed essere controproducente perché, come successo, qualcuno entra “mollo”.
In attesa di recuperare tutti i calciatori, l’ambiente rossoblù deve stringersi attorno ai ragazzi abili e arruolabili. Vincere contro l’Empoli sarebbe la miglior gratificazione per questo Genoa che, considerando anche la sfortuna e gli errori arbitrali, meriterebbe una classifica decisamente migliore.
Bisogna però che tutti siano coinvolti nel progetto e nessuno entri più in campo “mollo”. Altrimenti tanto vale questi amari finali si ripeteranno ancora.