Sconcerti: «Si poteva preparare il protocollo tutti assieme»

Il direttore a TMW Radio: «C'è stata una cattiva organizzazione». E sulla situazione finanziaria: «C'è un calcio che cerca di vincere e uno che cerca di vivere»

Sconcerti
Mario Sconcerti (Foto Roberto Vicario da Wikipedia)

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

«C’è stata una cattiva organizzazione. Questo protocollo si poteva fare tutti insieme». Mario Sconcerti, ospite assieme all’ex portiere del Genoa Simone Braglia di TMW Radio, ha affermato la sua opinione sull’empasse riguardante il protocollo Figc sugli allenamenti collettivi. «Siamo molto più indietro di un mese fa – prosegue il direttore – quando è iniziata questa storia. Se non si ricomincia adesso, non si ricomincia nemmeno a settembre-ottobre o a gennaio. Anche se l’Italia guarisse e arrivasse a contagio zero e potesse fare a meno di qualunque prevenzione, rimarremmo circondati da un mondo infetto, perché il virus è in tutto il mondo. E’ un momento ancora di lockdown. O si può giocare anche con il virus, oppure non si può più giocare finché non ci sarà il vaccino».

Sconcerti prosegue: «La cosa che veramente è importante è se c’è il ritiro durante la fase delle partite, se tutti devono rimanere chiusi in ritiro durante il campionato. Praticamente non ci sarebbe contatto con il mondo esterno, né con i propri famigliari. Se si interrompe la clausura, ritornando ai contatti di prima, sarebbe illegale, si tornerebbe agli assembramenti».

Infine, il direttore ha spiegato la sua opinione sulla situazione finanziaria del mondo del pallone: «C’è un calcio che cerca di vincere e uno che cerca di vivere. Il primo è un calcio costosissimo, in cui bisogna essere ricchi. Ma la ricchezza da sola non è sufficiente per vincere. Se non devi vincere, nel calcio puoi guadagnare. E spesso lo fai. E’ un mondo estremamente privilegiato».

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.