Rimproverare l’arbitro nell’intervallo vale un rigore e un’espulsione

Tante affinità , tranne il risultato finale, tra la gara di Bologna e quella di Cagliari


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La buonafede degli arbitri non si discute, i due episodi possono rientrare nella categoria “coincidenze”, ma nella speranza che non si verifichino altri spiacevoli casi simili è giusto sottolineare le parecchie analogie tra la gara che il Genoa ha vinto a Bologna e quella che ha perso a Cagliari.

Tutto inizia al 45′, quando rappresentanti della squadra avversaria, nell’intervallo, avvicinano l’arbitro di turno per rimproverarlo di alcune decisioni prese nell’arco dei primi quarantacinque minuti. Il tutto con una naturalezza che rende il fatto ancora più increscioso. Nessuna dietrologia, ma tanto in Emilia Romagna quanto in Sardegna, dopo un primo tempo gestito bene, il direttore di gara si rende protagonista di una ripresa disastrosa, con una serie di decisioni a netto svantaggio del Grifone.

A Bologna il signor Gervasoni, al 50′ estrae il cartellino rosso all’indirizzo di Mesto, “reo” di un inesistente fallo di mano. A dieci minuti dal termine, inoltre, assegna un rigore fantasma ai locali per fallo di Tomovic su Tedesco. Tutto bene quel che finisce bene ma il disappunto dei tesserati del Grifone è tanto, a tal punto che mister Gasperini, per paura di lasciarsi scappare qualche parola di troppo, si trincera dietro un diplomatico mal di gola.

A Cagliari si rivive la stessa situazione e, sinceramente, al di là dei colori, ne avremmo fatto tutti quanti volentieri a meno. Intervallo di fuoco, con il signor Gava (che peraltro non aveva e non ha una tradizione favorevole col Genoa) preso di mira da dirigenti e giocatori del Cagliari. Alla ripresa delle ostilità, il fischietto ne combina di tutti i colori, convalidando agli isolani un gol in netto fuorigioco, assegnando un rigore a dir poco dubbio e completando l’opera estraendo il cartellino rosso per proteste all’indirizzo di Moretti. Niente vittimismo, per carità, ma se tre indizi fanno una prova, noi possiamo reputarci “soddisfatti” già con questi due, senza attendere la prossima scriteriata incursione di qualche dirigente avversario nello spogliatoio della giacchetta nera.

Un calcio che cerca in ogni modo di riacquistare credibilità (finora senza molto successo) non può ricadere in questi episodi che riportano alla mente periodi non certo limpidi e gloriosi di qualche anno fa, con addirittura arbitri chiusi a chiave al termine della gara.

Qui non si sta parlando di malafede. Molti arbitri sono mediocri e ce ne accorgiamo giornata dopo giornata, ma per evitare ogni illazione sarebbe doveroso trovare al più presto un modo per evitare che tra il primo ed il secondo tempo l’arbitro possa essere avvicinato da tesserati di questa o di quella squadra. Non si tratta di una levata di scudi in favore del Genoa bensì in difesa del nostro calcio, malato e senza questa grande voglia di guarire.

Claudio Baffico

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL’ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET 

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