Repubblica Genova – Leopizzi: «Non sono un capo tifoso e non ho mai minacciato nessuno»

Riccardo Crucioli, uno dei giudici: «Lei da codice può dire quello che vuole, ma prima che le crediamo ce ne passa»

bandiere in Nord (Foto Genoa cfc Tanopress)

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«A loro devo chiedere scusa, sono qui per colpa mia. Perché questo è il processo contro Massimo Leopizzi, per rendere il gatto nero ancora più nero». Al termine delle sue dichiarazioni al processo in cui sono coinvolti 21 esponenti del tifo genoano, Massimo Leopizzi si è rivolto agli ultras presenti in aula. L’edizione genovese del quotidiano La Repubblica riporta che Leopizzi in due ore di dichiarazioni spontanee, come consigliato dal suo avvocato Stefano Sambugaro invece di sottoporsi all’esame dei magistrati, ha respinto tutte le contestazioni dei pubblici ministeri e ha negato le contestazioni violente. «Ma io non sono un capo e non ho imposto niente a nessuno» ha spiegato, per poi aggiungere «le cose si decidono in maniera più democratica che a Montecitorio». Uno dei giudici, Riccardo Crucioli ha però affermato: «Lei da codice può dire quello che vuole, ma prima che le crediamo ce ne passa. tenga presente, anche a sua tutela, che abbiamo studiato le carte e abbiamo il suo certificato penale».

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