Ivan Radovanovic è intervenuto durante la trasmissione “We Are Genoa” in onda su Telenord. «Sono passati circa settanta giorni dall’intervento, dopo l’infortunio di Bologna. Sto svolgendo la preparazione a Belgrado. Ora corro, mi sento bene: spero di essere a massimo ad agosto» ammette il centrocampista serbo.
Capitolo coronavirus: «In Serbia il primo positivo è stato scoperto ai primi di marzo. Il Governo ha imposto la regola che gli over 65 non possono uscire mentre il resto della popolazione poteva farlo dalle 5 alle 17, da lunedì a venerdì. Sabato e domenica, invece, lockdown totale, anche di farmacie e supermercati: l’evasione è punita con la galera. Torneremo alla normalità a partire da giovedì».
Sulla carriera Radovanovic non ha dubbi: «Sono orgoglioso del mio percorso. Sono arrivato in Italia a diciannove anni quando i serbi non potevano uscire dallo proprio Stato senza visto di tre mesi. È stata dura perché ero da solo in un paese che non conoscevo. Le prime esperienze non sono state belle: il Pisa è fallito (ho perso cinque stipendi) mentre l’Atalanta è retrocessa. Poi l’esperienza al Chievo mi ha cambiato la carriera, ho trovato serenità e fiducia in una piazza tranquilla. Con Maran ho fatto persino il difensore centrale in una difesa a tre: sono cresciuto tantissimo a livello tattico, negli ultimi anni ho scritto molti appunti sugli allenatori che ho avuto».
Il serbo torna sul presunto conflitto tattico con Schöne: «Abbiamo giocato assieme contro Roma e Fiorentina a inizio anno, nessuno diceva niente. Poi, con le sconfitte, hanno iniziato a trovare i difetti. Entrambi, comunque, siamo registi. Le critiche mi hanno fatto male soprattutto nei primi sei mesi al Genoa, per fortuna ci siamo salvati a Firenze: una partita che mi ha tolto il sonno per una settimana perché la piazza rossoblù è completamente diversa da Verona» spiega Radovanovic.
«Parlo poco ma quando lo faccio sono chiaro. Lavoro molto a Pegli, faccio almeno un’ora di prevenzione infortuni prima di ogni allenamento» chiosa Radovanovic.