Perin: «Ritiro? Ci avevo pensato, ma ho ancora il fuoco dentro»

«Non sono così sicuro che si torni a giocare» ammette il portiere del Genoa

Perin Genoa
Mattia Perin (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Ieri sera Mattia Perin ha tenuto una diretta Instagram con Luca Toni. «Mi hai aiutato a integrarmi nel gruppo del Genoa quando non avevo ancora compiuto diciassette anni. Avevi l’umiltà dei grandi campioni, non facevi pesare ciò che avevi vinto in passato» spiega il portiere.

Il numero uno del Genoa rivela, poi, un doppio aneddoto che lo lega a Burdisso: «Mi consigliava di lavorare sulla prevenzione infortuni. Ero giovane e non lo ascoltavo: arrivavo al campo dieci minuti prima dell’inizio dell’allenamento, giusto in tempo per cambiarmi. Negli anni ho capito l’insegnamento del capitano che ora cerco di trasmettere ai giovani per non fargli perdere il tempo che ho perso io. Inoltre Burdisso mi ha fatto scoprire il valore dell’enologia attraverso il suo straordinario Malbec che produce a Mendoza, in Argentina».

«Credevo di curare a sufficienza il mio corpo ma alla Juventus ho capito che mi sbagliavo: arrivavo con un’ora d’anticipo ma campioni come Chiellini, Bonucci, Khedira e Pjanic erano già a lavorare in palestra» ammette Perin.

«Il ritorno al Genoa? Nonostante fossi fermo da nove mesi mi hanno chiesto di venire a dare una mano. Ho accettato perché penso di essere apprezzato. Se siamo lì a lottare al quartultimo posto è perché lo spogliatoio ha carattere: a gennaio ci davano tutti per spacciati».

Capitolo Nazionale: «Il mio obiettivo è l’Europeo del 2021. Credo sempre all’Azzurro altrimenti smetterei di giocare. Dopo aver subito quattro operazioni (due crociati e due spalle) ho pensato al ritiro ma ho ancora il fuoco dentro. L’Italia dei portieri sta rinascendo: oltre a Donnarumma e Sirigu ci sono tanti giovani bravi come Meret e Cragno».

Sulla ripresa: «La salute viene prima di tutto. Non sono così sicuro che si torni a giocare. È una situazione strana fin dal principio: ad esempio, giocammo a Milano il giorno dopo la chiusura delle Regioni. In questo momento non è onesto parlare di calcio».

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