La maledizione della maglia numero 10 del Genoa, tabù da sfatare

Si potrebbe davvero ribattezzare come “La Maledizione della Decima”, o meglio della maglia numero 10. È quello che attanaglia le fantasie dei tifosi del Genoa, il club più antico d’Italia, essendo stato fondato il 7 Settembre 1893, già avari di gloria e soddisfazioni dalla squadra del cuore, che però amano alla follia soprattutto nei momenti più bui […]


Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

Si potrebbe davvero ribattezzare come “La Maledizione della Decima”, o meglio della maglia numero 10.

È quello che attanaglia le fantasie dei tifosi del Genoa, il club più antico d’Italia, essendo stato fondato il 7 Settembre 1893, già avari di gloria e soddisfazioni dalla squadra del cuore, che però amano alla follia soprattutto nei momenti più bui (e ce ne sono stati parecchi).

Era l’inizio degli anni 90 quando la società rossoblù dell’allora presidente Aldo Spinelli, oggi patron del Livorno, comprò il centravanti cecoslovacco (così ribattezzato fino al 1992) Tomas Skuhravy dello Sparta Praga. Una colonna di 193 cm. per 90 kg, che si era appena messa in luce nei Mondiali nostrani delle notti magiche azzurre, segnando 5 reti con la sua Nazionale. Nel Genoa ha giocato per 6 campionati, raccogliendo 163 presenze e segnando 58 gol, statistica che ancora oggi gli vale il record di miglior cannoniere rossoblù nel massimo torneo a girone unico.

Ad ogni gol, Skuhravy esultava con una pirotecnica capriola che gli valse un coro dalla Gradinata Nord, che per lui intonava “Si chiama Tomas Skuhravy, con le sue reti si vola, facci la capriola, facci la capriola”. Fece sognare i genoani in Coppa Uefa, cammino interrotto solo dall’Ajax stellare di Van Gaal, Bergkamp, Winter e Menzo in semifinale.

Si meritò la maglia numero 10 del Genoa, che addirittura indossò per un breve periodo anche in Serie B nel 1995 dopo la disastrosa retrocessione rossoblù dell’anno prima, dopo aver perso lo spareggio salvezza di Firenze contro il Padova ai calci di rigore.

Quell’anno nel torneo cadetto (il primo delle 11 stagioni infernali del Vecchio Grifone), Skuhravy restò solo fino a gennaio, quando poi venne ceduto allo Sporting Lisbona.

Si può dire che da allora la maglia numero 10 non ha più trovato un degno erede. Cambiarono calciatori, presidenti ed allenatori, ma mai nessuno che riuscì a far innamorare i tifosi genoani con quel numero. Il post Skuhravy portò il nome di Felice Centofanti, l’eclettico capellone che l’anno prima giocava in Serie A nell’Inter: grande carisma, carattere, ma non bastò per onorare “la decima”. Qualche anno fa lo abbiamo visto come inviato di “Striscia La Notizia” su Canale 5. 38 PRESENZE, 5 GOL, 1  CAMPIONATO, A FINE STAGIONE CEDUTO AL RAVENNA

Il primo a provarci seriamente fu Federico Giampaolo (fratello dell’allenatore Marco), che il Genoa comprò a suon di miliardi di lire dal Pescara nell’estate 1997, perché l’anno prima si laureò tra i migliori marcatori del campionato cadetto: prestazioni altalenanti ed ennesima stagione maledetta (un’altra in Serie B ….). 37 PRESENZE, 10 GOL, 1 CAMPIONATO, A FINE STAGIONE CEDUTO ALLA SALERNITANA

Estate 1998, il Genoa cambia proprietà con l’arrivo di Gianni Scerni al posto dello storico Spinelli: squadra affidata all’emergente tecnico Giuseppe Pillon, quello del miracolo Treviso portato in pochi anni dai Dilettanti alla Serie B. Gente esperta in maglia rossoblù, tra questi il suo pupillo Daniele Pasa, faro della squadra veneta, a cui venne affidata la maglia numero 10 con grandi speranze. Come finì? Pillon fu licenziato dopo 1 mese di campionato, e Pasa ben presto fu messo in soffitta. 5 PRESENZE, 0 GOL, 1 CAMPIONATO, A FINE STAGIONE CEDUTO ALLA TRIESTINA

Siamo nel 1999, alle soglie del nuovo millennio che avanza: il Genoa annaspa ancora nei discorsi salvezza in Serie B (i tempi della A, Coppa Uefa e partite storiche, sono un vecchio ricordo). Mercato low cost perchè il nuovo presidente Scerni è già a raschiare il fondo del barile sul budget, così ecco arrivare in rossoblù tale Alessandro Manetti del Verona. Professionista serio ed esemplare, restò a lungo inaspettatamente, ma lontano parente di un vero fantasista con quella maglia addosso. Ma bisognava accontentarsi di quel che passava il convento…94 PRESENZE, 5 GOL, 3 CAMPIONATI, CEDUTO AL VENEZIA NEL 2002

Ecco il nuovo millennio, l’anno 2000: linfa fresca nelle casse del Genoa, Scerni cede la società all’imprenditore veneto Luigi Dalla Costa, già proprietario del Mestre in Serie C2. Mercato in pompa magna, obbiettivo promozione in Serie A, e come nuovo fantasista ecco Giovanni Stroppa, ex Milan e Nazionale azzurro, reduce da un gran campionato con promozione a Brescia. È il simbolo della campagna acquisti estiva rossoblù, colui che avrebbe dovuto guidare il Vecchio Grifone verso il ritorno nel calcio che conta. Ma sulla carta tutti fenomeni, sul campo parlano i risultati: il progetto fallisce già a dicembre, la squadra non lotta mai nei quartieri alti, cambiano allenatori, Stroppa gioca e non gioca, ma sembra davvero sul viale del tramonto. Si fa ricordare solo per un gol al derby contro la Sampdoria l’anno dopo, sempre in B: dopo l’addio al Genoa, il definitivo declino in squadre di medio-basso livello. Ad oggi è l’allenatore dello Spezia, dopo aver esordito in A sulla panchina del Pescara (esonerato a metà campionato). 59 PRESENZE, 5 GOL, 2 CAMPIONATI, CEDUTO ALL’ALZANO VIRESCIT NEL 2002

Il Genoa pesca bene nel 2001 in Romania, dove prende il giovane promettente Paul Codrea (classe 1981) dallo sconosciuto Arges Pitesti.

Centrocampista dai piedi raffinati, già nel giro della sua Nazionale maggiore, nel 2002 si merita la maglia numero 10 dopo l’addio di Stroppa.

Comincia a far parlare di se in ottica mercato, il Genoa si trova in pessimi guai finanziari con l’evanescente Dalla Costa in bancarotta.

Bisogna vendere i pezzi pregiati per sopravvivere: siamo nella sessione invernale del 2003, i rossoblù lo cedono a malincuore al Palermo di Zamparini per oltre 5 miliardi delle vecchie lire nell’ultima ora utile.

Un peccato, era tra gli idoli della Nord ….. Lui approda in Serie A ma poi si perde: in Sicilia non sfonda, pellegrina in giro per l’Italia con Torino, Perugia, Bari e Siena. 50 PRESENZE, 2 GOL, 1 CAMPIONATO E MEZZO, CEDUTO AL PALERMO NEL GENNAIO 2003

Pochi mesi dopo altro cambio di gestione, Enrico Preziosi salva il Genoa dal fallimento e lo rileva. 

La maglia numero 10, nel campionato 2003/2004, viene indossata dall’espertoNicola Caccia: non sarà stato uno Skuhravy, ma i tifosi rossoblù gli sono affezionati molto.

Gol importanti, carisma nel gruppo.

Pochi mesi dopo Preziosi ha l’intuizione di acquistare il misterioso Diego Milito dal Racing Avellaneda, e mister De Canio gli affianca proprio Caccia, creando una coppia invidiabile.

Milito-Caccia è lo stesso tandem che ha contribuito alla promozione del Genoa la stagione dopo nel 2004/2005, con Serse Cosmi allenatore ed il 1° posto in classifica.

Purtroppo tutto poi fu cancellato dalla retrocessione d’ufficio decisa per illecito sportivo: fu ceduto il gruppo dei migliori (Milito emigrò in Spagna, ma poi tornerà nel 2008), ma Caccia restò anche in Serie C1, in tempo per risalire in B. 73 PRESENZE, 13 GOL, 3 CAMPIONATI, RITIRO A FINE STAGIONE 

Nella C1 Girone A 2005/2006 si alternano varie numero 10 (non ci sono nomi e numeri fissi): ci passano l’argentino Lucas Rimoldi, che faticò anche in terza serie nonostante un passato importante in patria, i gregari Ivica Iliev, Igor Zaniolo e Daniele De Vezze, gli eterni incompiuti Corrado Grabbi (nella foto) e Davide Sinigaglia.  

Si torna in Serie B dopo aver vinto i playoff contro il Monza, e nell’estate 2006 parte il Genoa dell’era Gian Piero Gasperini.

“La decima” torna sulle spalle di un calciatore straniero, il brasiliano Martins Adailton.

Un’altro dei pochi e rari da ricordare per i tifosi con quella maglia, per le sue magie su calcio di punizione, gli assist…Resta solo 1 campionato ma è tra i protagonisti assoluti del ritorno in Serie A del Genoa dopo 12 anni di attesa: mago do Brasil che poi si ripeterà l’anno dopo con un’altra maglia rossoblù addosso. 26 PRESENZE, 11 GOL, 1 CAMPIONATO, CEDUTO AL BOLOGNA NEL 2007

Che entusiasmo finalmente, il Grifone è nel massimo torneo.

In rosa ci sono Marco Borriello, Marco Di Vaio, Figueroa, Leon, Criscito e Bovo, ma la numero 10 rimase senza padrone fino al gennaio 2008, quando il Genoa ingaggiò il giovane centrocampista offensivo Matias Masiero dal Central Espanol. Ad oggi l’uruguaiano resta un mistero, entrato nel diritto dentro la categoria meteore della Serie A, nonostante un gol all’esordio contro la Fiorentina. 2 PRESENZE, 1 GOL, META’ STAGIONE, CEDUTO AL PISA NEL 2008

Il Genoa 2008/2009 è quello che sfiorò la qualificazione in Champions Leaguefinendo 5° in classifica, grazie ai gol del bomber Diego Milito, tornato in rossoblù dopo 3 campionati in Spagna col Saragozza, e che puntò sulla promessa juventina Raffaele Palladino, stella dell’Under 21, pupillo di mister Gasperini nel ruolo di fantasista.

Sfortunata l’esperienza genoana del numero 10 campano, penalizzato da un fisico leggero che ha incontrato diversi stop per infortunio.

Indossa dignitosamente la casacca rossoblù, segna contro la Sampdoria e si mette la mano dietro l’orecchio sotto la Gradinata Sud, ma non regge sotto il profilo della continuità, finendo poi ai margini. 58 PRESENZE, 7 GOL, 2 CAMPIONATI E MEZZO, CEDUTO AL PARMA NEL GENNAIO 2011

Un lungo pellegrinaggio per la 10 senza padroni degni successivamente.

Un’altra promessa, non mantenuta, come Alexander Merkel dal Milan: per lui 18 PRESENZE, 1 GOL, 1 CAMPIONATO E MEZZO, CEDUTO ALL’UDINESE NEL 2013.  

Lo sloveno Valter Birsa, stella della Ligue 1 francese in maglia Auxerre, ma anonimo al Genoa nonostante oggi giochi nel Milan: 9 PRESENZE, 0 GOL, 1 CAMPIONATO, CEDUTO AL TORINO NEL 2012.

L’anno scorso, da gennaio a giugno, fu sulle spalle dell’uruguaiano Ruben Olivera, apprezzato a tratti con Gasperini nel 2008/2009, e fantasma in questa esperienza bis con la 10: 5 PRESENZE, 0 GOL, META’ STAGIONE, CEDUTO ALLA FIORENTINA NEL 2013

E arriviamo all’attuale campionato 2013/2014, quello del ritorno di Gian Piero Gasperini al Genoa dopo il fallimento Liverani.

Il super colpo estivo porta il nome di Francesco Lodi, ex faro del Catania, cecchino sui calci di punizione. Parte bene con 2 gol nelle prime 4 giornate (di cui uno bellissimo su punizione nel derby della Lanterna), ma col Gaspe-bis sparisce dalle scene e viene accantonato, tanto che si parla di possibile cessione a gennaio.

Altro investimento destinato a bruciare? I tifosi rossoblù si augurano di no, e sperano di vederlo rinvigorire nei prossimi mesi. Intanto però “La Maledizione della 10″ prosegue imperterrita a mietere vittime.

Roberto Sabatino – Sportincondotta.it

Per gentile concessione dell’autore

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.