In attesa della futura rivoluzione di gennaio al Genoa, il presente si chiama Atalanta

La formazione rossoblù con tanti problemi dovrà affrontare i nerazzurri di Gasperini in lotta per le prime posizioni: la situazione resta molto delicata

Sirianni Preziosi
Vittorio Sirianni

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Ora anche il “cielo rossoblù” non può che attendere! Attendere gennaio, il tanto misterioso gennaio. Ma sarà, comunque, un’attesa spasmodica, tormentata.

Un’attesa che partirà da 10 punti, a meno che con l’Atalanta accada qualche miracolo. Dieci punti che, anche dopo una ottimistica “rivoluzione”, dovranno diventare almeno 36 o 38 per salvarsi.

Insomma: dopo l’ennesima sconfitta con la Lazio la situazione, onestamente, è delicata per non dire altro. Purtroppo le grandi speranze riposte sull’arrivo di Sheva, dal punto di vista tecnico, sono andate, almeno finora, disattese. Un punto solo da quando Shevchenko guida, col suo sorriso triste, il Genoa. Due soli gol segnati e 13 subiti.

E’ una fortuna che i vertici americani continuano ad essere ottimisti, dicendo che nel prossimo mese avverrà questa famosa “rivoluzione” (termine che ci spaventa molto”). A sentire Zangrillo, presidente che dice: «Con Sheva ci seguiamo con affetto vicendevole», c’è da stropicciarsi gli occhi. Ancora Zangrillo: «La squadra deve adattarsi a lui, lui deve conoscere la squadra».

Già, ecco il punto: la verità è che Sheva non conosce ancora bene la squadra (ed è anche logico), ha davanti a sé 32 giocatori che lo “scomparso” Preziosi ha messo nel cesto nella campagna acquisti estiva. E la verità è che il Genoa, proprio per questa abbondanza di elementi non ha mai avuto finora una formazione titolare, cioè un complesso compatto, coeso, con alcuni punti fermi sullo scacchiere tattico.

Il tecnico ucraino ha avuto 32 giocatori che si sono alternati in campo, senza un’idea di gioco, ma il tutto legato solo alle motivazioni che raramente (intendiamo quelle positive) sono state messe in campo.

Il frastornato Sheva si sta rendendo conto in quale ginepraio è caduto. E tenta qualche giustificazione che lascia il tempo che trova. Dice: «Manca la fiducia», ma chi la deve dare questa fiducia ai giocatori? E ancora: «Paghiamo troppo i nostri errori». Già: ma chi deve strigliare questi atleti, diventati apatici, quasi indifferenti al risultato negativo, dando la sensazione di pensare al loro futuro (dopo aver sentito parlare di “rivoluzione” a gennaio), piuttosto che agli obiettivi di oggi.

La fortuna di Sheva è l’appoggio incondizionato dei vertici societari ed è questo l’unico fatto interessante e pieno di speranze che nutrono allenatore, dirigenti e soprattutto i tifosi che, guarda caso, non sono mai stati così comprensivi come oggi.

Che cosa stiano, veramente pensando i 777 Partners americani non riusciamo a capirlo: se l’ottimismo che emanano è sincero e convinto in un domani felice oppure è soltanto un messaggio apparente, avendo loro ben altri obiettivi in questa città. Si parla infatti di partecipazioni e investimenti, che piacerebbe loro fare sulle grandi opere del ponente genovese.

Comunque sia, il loro ottimismo conforta tutto l’ambiente rossoblù: onestamente qualche movimento di taglio europeo c’è stato, allenatore europeo (grazie a Galliani e a Berlusconi junior), Spors, general manager tedesco, triade di vertice che opera a livello internazionale, Zangrillo, presidente di alto profilo (grande “rianimatore”).

Attendiamo adesso l’Atalanta che guarda addirittura allo scudetto: tuttavia, proprio oggi è stata sconfitta pesantemente in casa (1-4) dalla Roma. Sheva non si scompone e dice: «Dobbiamo fare una partita coraggiosa».

Lo speriamo. Ci vorrebbe, forse, per il Grifone una Dea sì, ma bendata, che dia finalmente una manina a questi poveri abbandonati grifoncelli…

Vittorio Sirianni

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