GRIFO D’ATTACCO – Retegui torna a dialogare con la porta

Gilardino soddisfatto dalla risposta che ha avuto dalla squadra della Coppa Italia

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Beppe Nuti, giornalista di Telenord

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Il Genoa saluta la Coppa Italia e rinuncia alla possibilità di giocare i quarti di finale per il trentunesimo anno di fila: Retegui in crescita. Parleremo del momento rossoblù con Beppe Nuti, giornalista di Telenord, nella 326ª puntata della rubrica di Pianetagenoa1893.net “Grifo d’Attacco”.

La Coppa Italia è un torneo per pochi? «Sicuramente non per molti. Gli sporadici casi di Cremonese e Alessandria, ad esempio, sono errori di un regolamento che premia le solite squadre che a fine stagione si contendono un trofeo che ha perso fascino. Per il Genoa, poi, la Coppa Italia è capitata in un momento difficile nel quale le principali attenzioni devono essere rivolte al campionato. Tralasciando il risultato, penso che mister Gilardino possa ritenersi soddisfatto dalla risposta che ha avuto da una squadra rimaneggiata da infortuni e scelte forzate come il riposo precauzionale di taluni titolari (Badelj, Messias, Martinez). É stata una prova che è servita a Retegui, l’attaccante ha bisogno di stimoli e di certezze psicologiche sul fatto che il ginocchio stia bene e non procuri più dolore».

Chi inserisce tra i più e i meno? «Kutlu ha un mancino educato che sinora abbiamo visto troppo poco in azione: proviene da una squadra non certo minore come il Galatasaray ed è stabilmente tra i convocati della Nazionale turca del ct Montella. Mi ha deluso Thorsby: il norvegese è apparso lento e, assieme alla squadra, partecipe di una pressione eludibile (Guendouzi, che è un ex Arsenal, ha avuto vita troppo facile). Vogliacco si sta togliendo di dosso un po’ di ruggine mentre Galdames ci mette volontà – a volte fin troppa, rischiando la doppia ammonizione – ma è evidente come faccia fatica in un contesto di primo livello. Ho apprezzato il subentro di personalità di Fini: su di lui poteva starci il calcio di rigore allo scadere, copre bene la palla e Pellegrini lo prende per il braccio e lo tocca con la gamba».

Mister Gilardino ha parlato in chiave futura. «Sì, l’ha detto chiaramente: “Devo capire su chi contare”. Ci sono state risposte positive, altre meno buone. Guardiamo avanti, al mercato di gennaio: nei limiti imposti dall’eventuale accoglimento da parte del tribunale di Genova della composizione negoziata della crisi, la dirigenza rossoblù avrà il compito di correggere gli errori di valutazione dell’estate. Al tecnico serve una rosa più omogenea – le cinque sostituzioni stravolgono l’inerzia delle partite e al Genoa manca quest’arma – e il riempimento di alcuni reparti che oggi sono gravemente lacunosi: senza Sabelli, la fascia destra non ha padrone mentre la fase realizzativa dell’attacco è Retegui-dipendente. Ieri sera, Mateo ha ristabilito il dialogo con la porta (fondamentale per un attaccante) interrotto a causa dell’infortunio al collaterale: calciava da qualsiasi zona del campo, ha disputato settanta minuti bilanciati».

Che Genoa vedremo a Monza? «Tutti aspettano Gudmundsson ma serve cautela perché il soleo è una zona molto particolare che non va trascurata per la fretta. Ci sarà Messias, in questo momento la migliore “spalla” per Retegui, ma non lo squalificato Malinovskyi; rientreranno Frendrup e Vasquez, che avrà superato lo stato febbrile. Un altro Grifo. Il trio d’attacco Albert-Mateo-Junior è fattibile, ma poi serve correre e non perdere l’equilibrio di squadra, come ripete il mister. Il Monza è una bella squadra, ha ottime individualità amalgamate da una guida tecnica che, appena trentanovenne, non è più una sorpresa della Serie A: i brianzoli hanno un’identità di gioco precisa, ciò che l’anno scorso permise loro di salvarsi addirittura con sei giornate d’anticipo. La sfida tra Palladino e Gilardino mette di fronte due allenatori giovani, capaci e innamorati del calcio».

Alessandro Legnazzi e Beppe Nuti

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