GRIFO D’ATTACCO – Genoa, un punto perso: osare di più

Battere l'Hellas per avvicinarsi all'obiettivo mediano e vedere il presente meno nero di quanto realmente sia

Drago Retegui Criscito Gudmundsson Gilardino Perugia Strootman Coda Portanova Sturaro Blessin Labbadia Rovella Shevchenko Nuti Genoa Ballardini 777 Partners
Beppe Nuti, giornalista di Telenord

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Nonostante il gol del solito Gudmundsson, il Genoa esce senza punti dalla Unipol Domus: il Cagliari accorcia in classifica. Parleremo del momento rossoblù con Beppe Nuti, giornalista di Telenord, nella 322ª puntata della rubrica di Pianetagenoa1893.net “Grifo d’Attacco”.

La volta scorsa parlava dei “due Genoa”: a Cagliari si è rivista la versione della Coppa Italia? «Sì, è evidente che il Grifone accusi le assenze perché è del tutto sprovvisto di alternative nei reparti. Senza Bani, il Genoa perde un leader capace di comandare la linea e non solo di respingere gli avversari di testa o mettendoci il fisico; l’attacco, è noto, non va da nessuna parte senza le invenzioni di Albert – l’ennesima – e la capacità propedeutica di Retegui di far giocare bene la squadra. Nel secondo tempo, il Genoa ha regalato una fascia al Cagliari: è il caso di dire che Zappa l’abbia arata, consentitemi la battuta. Sono mancate le qualità di Badelj e Strootman, con l’olandese reduce da oltre due ore di partita in Coppa Italia: i veterani vanno gestiti perché i tempi di recupero sono diversi da quelli degli altri».

Ranieri l’ha vinta con le sostituzioni? «E anche con l’esperienza che gli ha consentito di trovare gli equilibri giusti per sistemare la situazione del Cagliari dopo l’avvio difficile. I sardi hanno un’ottima profondità d’organico avendo lasciato in panchina Pavoletti, Lapadula, Shomurodov e Gaston Pereiro (oltre 150 partite con il PSV, alcune condivise con Albert). Al di là della comparazione degli innesti che hanno fatto gli allenatori, il Cagliari mi è sembrato più volenteroso e più concreto negli ultimi sedici metri di campo. L’emblema è Puscas che ha fallito l’ennesimo gol davanti al portiere perché non guarda l’uscita di Scuffet e piazza una soluzione debole, senza cattiveria: sarebbe bastato un colpo di coda dell’occhio per eseguire una scelta diversa, pareggiare e mutare molti giudizi».

Complessivamente, però, la prestazione del Genoa è stata insufficiente. «Lo ha detto anche Badelj, lucidissimo nell’intervista a fine partita: serviva fare di più. Il Grifo ha trovato il pareggio con un pizzico di fortuna vista la cattiva lettura di Goldaniga, resta però l’esecuzione spettacolare di Gudmundsson. Mister Gilardino gli ha fatto capire che deve essere meno innamorato della palla quando la difende in zone particolari del campo, come le fasce, che in caso d’intercetto espongono la squadra al contropiede avversario. A proposito delle corsie laterali del Genoa, rilevo che Martin fatica a farsi vedere come nelle partite d’inizio stagione: i suoi cross servono a poco senza una prima punta che li possa capitalizzare».

Testa all’Hellas Verona. «Hanno preso una bella botta al Bentegodi. L’Hellas ha dei punti deboli ma anche degli elementi di interesse, come i giovani Ngonge e Terracciano, la corsa di Faraoni, il colpo di testa di Djuric e l’esperienza di Lazovic che a Verona è diventato leader. Il Genoa è chiamato a fare la partita, ciò che meno gli riesce: si è visto nel secondo tempo con la Salernitana, ma anche contro Reggiana e Cagliari. Una vittoria permetterebbe al Grifone di mister Gilardino di fare un passettino sensibile verso i 20 punti come obiettivo mediano e vedere il presente meno nero di quanto realmente sia. Segnalo che è dalla seconda giornata di campionato che i rossoblù non sono invischiati nella zona retrocessione».

Alessandro Legnazzi e Beppe Nuti

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