Edoardo Goldaniga ha lasciato un pezzo di cuore a Genova e al Genoa. Due anni così intensi, vissuti tra il blocco della pandemia (primo calciatore della Serie A a finire in quarantena cautelare essendo di Codogno) e il costante spauracchio della retrocessione, non se li dimenticherà, così come i tifosi rossoblù non si dimenticheranno del suo elegante attaccamento alla maglia a quarti dimostrato in più di un’occasione con impeccabile Stile Genoa. Questione di cuore ma anche di storia genoana poiché suo nonno Giacinto giocò con Becattini agli inizi degli Anni ’50: la visita al Museo del Genoa, vivamente consigliata a ciascun nuovo calciatore del Grifone per accelerare il processo d’immedesimazione nella realtà rossoblù, ha fin da subito fatto capire a Goldaniga la responsabilità trasmessa dal peso della maglia e la rovente passione di una tifoseria visceralmente unita al Grifone.
Tifoseria che è andata in visibilio per Goldaniga al termine di Genoa-Sassuolo 2-2 dove il difensore lombardo, subentrato nei minuti finali dopo il gol del pareggio di Johan Vasquez, era stavolta avversario. Applausi e cori da tutta la Gradinata Nord che Goldrake, così soprannominato da Perin, ha visto poche volte in piena adunata. Per rispetto si è sfilato la maglia del Sassuolo e ha ricevuto un bagno di folla genoano che non è passato inosservato neppure alla Lega di Serie A che sui social ha rilanciato: «Al di là dei colori». E i genoani si sono scatenati con cuoricini rossoblù e commenti: da «Goldaniga uno di noi», a «Vero uomo», «Avevo i brividi allo stadio» a uno speranzoso «Ti aspettiamo». Il mercato può sempre riservare sorprese. Soprattutto per chi ha lasciato un pezzo di cuore a Genova e al Genoa.