Genoa, tra le due pause è cambiato molto: se non tutto

Nuova pelle per il Grifo: rosa, modulo e proprietà, che ha già assunto un importante atto di gestione

Ballardini Genoa
Ballardini (Foto Genoa cfc Tanopress)

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Alla prima sosta del campionato il Genoa non aveva punti e mister Ballardini, dopo un ritiro a Neustift servito più per respirare fresca aria di montagna che per assemblare un gruppo precario, non aveva un undici titolare per la Serie A. San Siro docet. Cinque partite e cinque punti dopo il Genoa ha deglutito un brodino caldo che riscalda dai primi freddi autunnali ma non è sostanzioso per una classifica che inizia a svelare i veri valori della Serie A pur essendo molto corta sul suo lato destrorso: il Torino, undecimo dopo una falsa partenza analoga a quella rossoblù per calendario – Juric ha debuttato contro Atalanta e Fiorentina – e per povertà di rosa, dista appena tre punti dal Grifone, posto cinque gradini più in basso. Eppure mettendo allo specchio ciò che è accaduto tra una sosta e l’altra è piuttosto evidente che lo scenario genoano sia completamente cambiato.

Ballardini lavora adesso con una rosa fin troppo ampia e disomogenea, costruita in fretta nel corso dell’ultima settimana di calciomercato pescando doppioni, taluni calciatori fuori forma e talaltri ancora inespressi come Galdames e Vasquez: per non dimenticarsi di Aleksander Buksa, sparito nel triangolo delle Bermude genoane dopo il grottesco fallo su Meret, il quale avrebbe fatto comodo a Salerno e nelle partite precedenti – poiché non infortunato, titolare e autore di un gol con l’Under 19 della Polonia – per dare rotazione agli attaccanti, varietà e maggiori opzioni offensive. Il tecnico del Genoa deve trovare in fretta una quadra e una squadra di buon affidamento ma soprattutto stabile, non più ingenua (Cambiaso e Maksimovic contro Simeone e Djuric, ad esempio) od alterna nelle prestazioni tra i due tempi di gioco, i quali spesse volte si sono distinti per essere uno fortemente deficitario e l’altro di reazione, se non di rifiuto della sconfitta.

Funziona la prolificità in attacco, preoccupa la fase difensiva del Genoa, disarticolata e tremendamente lunatica nei duelli aerei: otto gol subiti di testa, cinque realizzati da Destro, che prima dell’infortunio si stava rivelando strepitoso colpitore, e Fares. Il nuovo 4-2-3-1 di Ballardini, che dal secondo tempo di Cagliari ha cassato il 3-5-2, ciambella delle salvezze, è coraggioso ma incompleto poiché lascia presagire che lì davanti – in particolare nella zona di trequarti campo ostinatamente occupata da tanti fuorché dagli unici uomini di ruolo, ossia Pandev e Buksa – ci sia qualcosa di troppo che può essere tagliato per dare più tono al centrocampo, come la vecchia consuetudine dell’economia suggerisce di tagliare le vette per colmare le valli. Le lacune societarie, invece, saranno di competenza della holding 777 Partners, che già ha assunto un importante atto di gestione, magari su consiglio del nuovo direttore sportivo: confermare Ballardini dopo la sconfitta di Salerno. Sono arrivati gli americani, un’altra non così trascurabile differenza tra la prima e la seconda sosta.

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