Ci possono essere delle analogie tra Genoa e Norwich? Al di là del fatto che un club perde la v cittadina e l’altro contempla una doppia vu che non si pronuncia, la risposta è comunque affermativa non solo perché i rispettivi padri fondatori condividevano origini britanniche oppure perché ambo i sodalizi esibiscono due volatili, seppur diversamente nobili, nel cuore dello stemma sociale: da un lato il Grifone, simbolo araldico di Genova dal 1580, e, dall’altro, il canarino giacché il primo presidente del Norwich ne fu grande appassionato a tal punto da soprannominare affettuosamente Canaries i propri calciatori. Nell’attuale momento storico calcistico Genoa e Norwich sono accomunate dalla statistica che le promuove a uniche squadre tra gli otto maggiori campionati del continente – compresi i non propriamente eurocentrici tornei di Portogallo, Scozia e Russia – a non aver mai sbloccato una partita ma, a contrario, a essere finiti sempre in svantaggio.
Otto volte a testa: mai una rete a violare l’iniziale doppio zero nel tabellino. Se non è un primato, poco ci manca. Persino il Famalicão della Liga portoghese – che annovera tra le proprie modeste fila l’ex terzino rossoblù Diogo Figueiras il quale nel novembre di sei anni fa segnò un gol al Carpi, bestia nera di Gasperini – ha sbloccato più di un risultato, uno dei quali contro lo Sporting Lisbona; addirittura il Ross County, sodalizio delle Highlands scozzesi fanalino di coda in Scottish Premier League, ha beffato l’Aberdeen. Se con tale ruolino di marcia il Norwich non può che essere ultimo in Premier League, campionato che a buon titolo si dice il più difficile di qualunque altro, il Genoa è un miracolo che sia terzultimo ex aequo con i rivali locali, sebbene la classifica della Serie A sia profondamente differente dall’omologa inglese poiché più corta a destra: infatti l’oasi di pace del decimo posto dista appena tre punti dal Grifone.
Le lacune strutturali della rosa e le differenti difficoltà emotive costringono questi due club a rincorrere gli avversari e sperare sistematicamente nella rimonta che non può capitare ogni domenica. Sinora il Genoa ci è riuscito ben quattro volte, a cominciare dall’incredibile ribaltone di Cagliari per arrivare al colpo di testa di Vasquez contro il Sassuolo: le rimonte temprano i caratteri ma in proiezione di lungo periodo rischiano di deteriorare le energie nervose dello spogliatoio. É bene che mister Ballardini ripari nell’immediato i principali difetti del Grifone che si annidano nella fragilità della fase difensiva (solo lo Spezia ha subito più gol) e nel regalare laute porzioni di partita agli avversari, se non addirittura un’intera frazione di gioco: se a calcio si giocasse soltanto nel secondo tempo il Genoa sarebbe la sesta forza del campionato. E questa non è un’analogia con il Norwich.