Genoa piatto e da sbadigli: il Toro vince con il minimo sforzo

Agudelo e Favilli colpiscono due legni, blitz granata con Bremer

Cassata Ansaldi Genoa
Cassata in azione (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Thiago Motta sbaglia quando sostiene che il Genoa avrebbe meritato la vittoria. Non l’ha meritata nemmeno il Torino, se per fare mezzo gaudio bisogna davvero condividere un male. Un quarto d’ora, tanto è durata la maggiore propulsione rossoblù: il Grifo ha dato l’impressione di dominare la partita solo per quindici minuti, poco dopo l’inizio del secondo tempo. Poi è stato il Toro a impedire che i ritmi si alzassero e a inibire fin dal principio il palleggio del Genoa: Lukic a oscurare l’asse in uscita Romero-Schöne, Nkoulou a uomo su Favilli e Izzo a curarne l’anticipo con le sue consuete scalate in avanti.

Poco Genoa per arraffare l’intera posta in palio. Poco Genoa per fare male a Sirigu nonostante due legni in un minuto e le occasioni capitate a Pandev al 52′ e a Cassata al 67′. Nel mercato di gennaio sarà cruciale la risoluzione del problema del gol di questa squadra che qualcosa produce sempre ma non finalizza. Faticano gli attaccanti, faticano i centrocampisti, faticano tutti quando il possesso palla è scambiato per la panacea di ogni male. La mancanza di verticalità (e d’intraprendenza nel rischiare la giocata) è stata il vero difetto della partita del Genoa, piatta e da sbadigli per tre quarti della sua durata.

Non si è visto ciò che Motta ha chiesto alla sua squadra alla vigilia: «Voglio aggredire il Torino con il possesso palla, è la nostra mentalità». Non si è visto nemmeno Criscito, accantonato in panchina per scelta tecnica quando nella rifinitura di venerdì è stato provato al posto dell’infortunato Zapata, ruolo poi coperto da Biraschi che non giocava dal 5 ottobre. L’esperimento Pajac al posto del capitano è stato infruttifero al pari delle sostitutizioni ordinate dal tecnico paulista che non hanno dato quel qualcosa in più per sperare di vincere la partita.

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