Genoa, il conflitto mediatico con Preziosi è errore di pubertà calcistica

Blazquez attacca l'ex patron e Fingiochi risponde all'a.d. rossoblù

Zangrillo Blazquez Genoa
Il presidente Zangrillo e Andres Blazquez (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Il terribile agone patito (e patendo da) sabato oltre ad aver tolto la parola come un gancio incassato in bocca ha altresì marcato il punto più basso della storia recente del Genoa. Se questa frase torna a riecheggiare dopo Firenze significa che il momento è fortemente intriso di genoanità, a conferma che il Grifone non ha eguali nelle ingrate vesti di raschiatore di barile. Rigore in pieno recupero mal calciato sotto la Nord a indegna conclusione di un derby che poteva rappresentare il mezzo gaudio della doppia retrocessione, con scena di isteria depressiva di Criscito, compunto non meno di Pruzzo nel ’78. Audero come Bordon, quell’ammasso di colori che si fondono fino a ricordare il nerazzurro. «I rigori li sbagliano tutti, è capitato a Pruzzo ed è una cosa non normale. Se sentirà la nostra fiducia, domenica potrà essere determinante contro la Fiorentina» commentò Gigi Simoni, fresco mister trentanovenne, con impareggiabile autocontrollo stiloso.

Pruzzo non segnò, al Franchi terminò 0-0, e il Grifone cadde in Serie B e ci rimase per tre anni, fino alla rinascita del 1981 coincisa con il ritorno di mister Simoni. Le analogie con il passato sono molteplici ma la realtà è insovrapponibile alla storia soprattutto se il futuro del Genoa è nelle mani di una solida multinazionale dotata di credibilità internazionale che, tuttavia, è inciampata in un errore di pubertà calcistica che esula dalla principale criticità del mercato di gennaio (ignorare l’importanza dei calciatori con retroterra in salvezze, non necessariamente provenienti da un reparto di geriatria). É inopportuno aprire un conflitto mediatico con Preziosi, meritevole d’oblio, non tanto per l’esito che ne può scaturire contro un personaggio che popola il mondo del calcio da oltre trent’anni e che sa tendere trappole, bensì per l’errore strategico di aver rotto la linea del basso profilo, certamente preferibile rispetto alla vuota voglia di ricollocazione storica patrocinata appena a seguito della firma del contratto di cessione.

L’ingegner Blazquez e gli altri nuovi dirigenti sappiano che Preziosi sa fare il croupier pur senza mazzo: il Genoa perde a Verona e l’ex patron incensa Setti manco Churchill dopo Yalta, attacca il gm Spors da nostalgico del mercato faticando ad ammettere di essere correo del disastro e, infine, aizza uno stucchevole vespaio in seno al bilancio dell’anno solare 2021 (condotto per undici mesi dallo stesso) nelle settimane cruciali per la salvezza. Sono abili mosse che, da un lato, non inquinano la qualità della squadra ma, dall’altro, destabilizzano un ambiente labile che Preziosi conosce meglio di chiunque altro. Sia sommessamente concesso di dire che Blazquez, spagnolo dal sangue caliente che sa farsi rispettare, doveva desistere dall’affondo su Preziosi quarantotto dopo il derby e proseguire con la riservatezza ribadita a margine dei lavori tenuti al Circolo Artistico Tunnel. Lasci decadere il provocatorio guanto di sfida lanciato dal pregresso proprietario, nessuno lo taccerà di codardia: figuriamoci dopo l’agone patito e patendo da sabato.

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