Fossati ricorda Suarez: «Tirò una pallonata a papà, gli chiese scusa scendendo da un taxi»

Il ricordo del figlio del presidente del Genoa: «Allenò la nostra primavera»

Luisito Suarez Barcellona
Luisito Suarez mentre osserva il suo Pallone d'Oro del 1960 nel museo del Barcellona (foto Twitter di FC Barcelona)

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La scomparsa di Luisito Suarez, comunicata stamane, riporta le lancette della storia del calcio alla partita della nebbia del 5 gennaio 1964. Allo stadio di San Siro, che ancora non si chiamava Meazza, il Genoa conduceva 1-0 sulla Grande Inter del Mago Herrera e di Mazzola che pochi mesi dopo avrebbe vinto a Vienna la Coppa dei Campioni contro il Real Madrid. Il gol di Giampaolo Piaceri alterò gli equilibri ma la nebbia imperversava su Milano. Il racconto lo prosegue Gianni Fossati, in esclusiva per Pianetagenoa1893.net: «Eravamo in vantaggio quando Suarez, che ricopriva il ruolo di co-capitano dell’Inter, intuì che fosse necessario rinviare la partita. Papà, che era dirigente accompagnatore del Genoa seduto in panchina, gli gridò di tutto: Luisito e molti altri nerazzurri erano costantemente attaccati all’arbitro romano D’Agostini per mettergli pressione».

Le squadre ridiscesero in campo il 29 gennaio, le regole vigenti all’epoca prevedevano la ripetizione dell’incontro e lo stralcio del risultato al momento dell’interruzione: «Stavolta le condizioni climatiche erano adeguate: perdemmo 1-0, segnò Milani. Posso rivelare che nella partita della nebbia Luisito Suarez tirò una pallonata a papà – prosegue Gianni Fossati – per fortuna non lo colpì al volto». Il galiziano concluse la carriera da calciatore alla Samp e nel ’74, quando Renzo Fossati divenne presidente del Genoa, accadde qualcosa di inaspettato: «Passò in taxi davanti a casa, l’autista spiegò a Suarez chi ci abitava: fermò la vettura. Scese, suonò il campanello: gli aprimmo la porta con stupore. Ci chiese scusa per la pallonata di dieci anni prima, papà lo assunse come tecnico nella nostra Primavera e divenne anche vice di Simoni ai tempi di Gorin e Odorizzi. Questo era Luisito, un campione e un uomo vero: un esempio per tutti, una persona meravigliosa».

Suarez si integrò bene a Genova, continua Fossati: «Fu nostro vicino di casa, spesso scendeva al porticciolo di Nervi con noi pallanuotisti e con un’umiltà infinita ci chiedeva se potesse partecipare alle partitelle serali tra amici sulla terra battuta del Collegio Emiliani. Era il suo modo per tenersi in allenamento, era un sogno per noi ragazzini incapaci di giocare a calcio in quanto appartenenti a un altro sport. Era dotato così tanta classe che da allenatore non riuscì a concepire che un calciatore potesse avere dei limiti». Di lui, il Mago Herrera disse: «Se non sapete cosa fare, date la palla a Suarez».

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