ESCLUSIVA PIANETAGENOA1893 .NET – OMAR MILANETTO: registi si diventa non si nasce

Il giocatore rossoblù spiega in esclusiva al nostro giornale tutti i segreti e le tecniche di questo ruolo cruciale per gli schemi del Grifone. «Dettare i tempi di gioco e tenere la palla a terra» sono gli imperativi di Gasperini


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«Omar, il figlio dello sceicco». Ride di gusto, Omar Milanetto, quando raccontiamo del soprannome (tratto da un celeberrimo film del 1950 interpretato da Totò e Aroldi Tieri) dato da Pianetagenoa1893.net a causa del suo ruolo di regista nel Genoa,. In fin dei conti chi ha questo compito in una squadra di calcio può essere anche considerato come un condottiero che guida i compagni alla vittoria contro gli avversari. «Ma no – ribatte subito Milanetto – non credo proprio di recitare questo ruolo. Faccio parte di un gruppo storico importante che ha un compito preciso per la società: far crescere i nuovi elementi che si aggiungono alla rosa». Insomma, per parafrasare (ma all’inverso) ancora il Principe Antonio De Curtis, «registi si diventa, non si nasce»: e contribuisce anche all’inserimento dei nuovi arrivati, alla crescita e allo sviluppo del gioco. Milanetto spiega in questa intervista esclusiva a Pianetagenoa1893.net come svolge il suo ruolo.

Si parla tanto del regista a centrocampo: può spiegare quali sono i suoi compiti?

«Il mio incarico principale è di dettare i tempi di gioco: in pratica, far girare la squadra secondo i dettami e gli schemi del nostro allenatore».

Cosa le chiede Gasperini in modo particolare?

«Innanzitutto chiede una cosa molto ben precisa: giocare con la palla a terra. Da quattro anni ci spiega che dobbiamo sempre cercare di non buttare via mai un pallone e di cercare il compagno che è più vicino. Occorre dunque passare il pallone il più possibile tra di noi: finora i risultati sono stati più che soddisfacenti».

Quanto conta il suo ruolo nel calcio moderno?

«Negli ultimi anni non tutte le squadre lo stanno adottando: molto spesso puntano sull’aspetto fisico. Credo però che giocatori che occupano il mio ruolo ci siano ancora: forse sono mascherati da centrocampisti, ma in realtà hanno la testa e i piedi da regista».

Ma avere in rosa un calciatore che sappia ragionare in campo è una “carta” in più per un allenatore?

«Sicuramente lo è. Probabilmente avere un giocatore che sa cosa fare col pallone è un buon vantaggio. E’ ovviamente una delle possibili scelte: c’è chi riesce a giocare solo con la forza fisica e chi invece sa utilizzare la velocità del pensiero per guidare il gioco».

Qual è il segreto del Genoa di questo entusiasmante inizio di stagione?

«Noi facciamo un lavoro devastante sotto il profilo fisico. Per noi la domenica è la parte divertente, in cui ci stanchiamo meno. Forse è questo il nostro piccolo segreto».

Ma in gara c’è anche la tensione nervosa…

«Durante le partite la fatica è più mentale che fisica: non è un grande problema».

Esistono delle differenze rispetto al gioco dell’anno scorso?

«Credo proprio di no. Da quattro anni seguiamo una linea di continuità per portare avanti il progetto del nostro allenatore: tutti i nuovi che arrivano si inseriscono molto bene in essa. Cambiano gli uomini, ma l’impostazione è sempre la stessa ed è sempre vincente».

Lei è un esordiente assoluto nei tornei Uefa: cosa trova di diverso tra l’Europe League e il nostro campionato?

«Ho giocato le due partite contro l’Odense e ho un’idea al riguardo. Il campionato italiano è molto difficile: inoltre c’è pressione per ogni partita, anche con l’avversario in apparenza più debole. Invece probabilmente le squadre estere giocano con la mente più sgombra».

Come giudica gli avversari del girone di Europe League?

«Probabilmente il Valencia ha qualcosa in più di noi a causa della sua vasta esperienza internazionale. Siamo comunque pronti a disputare le migliori prestazioni contro gli spagnoli come anche contro Slavia Praga e Lille. Pensiamo di giocare bene le nostre carte in Europa».

Dove può arrivare il Genoa nelle tre competizioni in cui è impegnato?

«Bella domanda. Sinceramente neanche l’anno scorso pensavamo di arrivare al quarto posto alla pari con la Fiorentina. Secondo me occorre avere consapevolezza dei propri mezzi e giocare al meglio ogni partita: credo che ciò è fondamentale. Adesso occorrerà recuperare tutti gli infortunati e poi penseremo quali traguardi possiamo raggiungere».

Ha pensato a qualche suo possibile erede nella rosa del Genoa?

«Sono stati acquistati due ottimi giocatori come Zapater e Kharja, che affiancano a metà campo me e Juric che siamo i “vecchietti”. Penso dunque che non ci siano problemi per la squadra».

Marco Liguori

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL’ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

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