ESCLUSIVA PG, BARASSO: «Dopo il gol di Dante Lopez piansi in campo con Pilati»

L'ex portiere carica l'ambiente: «Genoa devi crederci, Destro può essere decisivo»

Barasso Genoa
Nicola Barasso (Foto dalla sua pagina Facebook)

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Pianetagenoa1893.net ha intervistato in esclusiva Nicola Barasso, attuale preparatore dei portieri del Piacenza, in vista della delicatissima Genoa-Salernitana di domenica.

Partiamo dalla calda estate del 2005, l’anticamera della Serie C. «Fu un campionato strano poiché il Genoa doveva tornare in Serie A ma si ritrovò a giocare sul neutro del Delle Alpi contro il Pizzighettone: finì 0-0. Dovevo giocare nel Frosinone ma il club bloccò il mio prestito dopo la notizia della retrocessione: Abbiati passò alla Juventus, restammo solo io e Gazzoli, con Scarpi ai margini per questioni personali. I crescenti punti di penalizzazione ci obbligarono a inseguire una rimonta incredibile che, tuttavia, pagammo con molte sconfitte nelle ultime giornate: penso al 2-0 a La Spezia e al 3-1 in casa con il Cittadella».

Le quattro sfide stagionali con la Salernitana furono sempre combattute. «É vero. Nella gara d’andata della stagione regolare Vastola mi rifilò una tacchettata in pieno volto: ebbi la vista annebbiata a metà per tutto il secondo tempo, fui costretto a spostarmi con il corpo per vedere la parte mancante del campo. La Salernitana raggiunse i play-off grazie alla penalizzazione di quattro punti del Teramo, nessuno voleva incontrare i campani perché erano in condizione fisica e reduci da una serie di vittorie. All’Arechi Marco Rossi simulò un rigore inesistente che Stellini convertì in gol dando più senso al ritorno».

Barasso, che cosa si ricoda della partita del Ferraris? «Tre momenti. Dopo il pareggio di Magliocco il parterre della Gradinata Nord si svuotò e i genoani confluirono vicino alle panchine, di certo privi d’intenti amichevoli: alcuni di loro si appostarono sulle balaustre di vetro tra i settori. La loro rabbia ci caricò, la loro contestazione ci trascinò fino al gol liberatorio di Dante Lopez. Grabbi, un talento che talvolta spariva per novanta minuti, ricomparve in campo e controllò un pallone conteso e vinto da Stellini che stampò sulla traversa: è finita, pensai. Invece spuntò il paraguaiano e per noi fu l’apoteosi: l’incredibile urlo dello stadio fu il momento più bello della mia vita al Genoa».

Ce ne ha raccontati due, qual è il terzo momento topico? «Eravamo talmente tirati dal punto di vista nervoso che esultammo smodatamente a modo nostro: chi corse da Dante Lopez, chi da mister Vavassori. Io abbracciai Alessandro Pilati – felice che i veri professionisti siano tornati al loro posto – e piangemmo a terra per quattro o cinque minuti, come due bambini felici: l’arbitro volle riprendere la partita fin da subito ma impiegò molto tempo prima di ripristinare l’ordine in campo».

Domenica sarà un’altra battaglia: chi sarà il nuovo Dante Lopez? «Spero Destro, è ancora il punto di forza del Genoa. Servono i suoi gol non solo per battere la Salernitana ma anche per inanellare un filotto di risultati positivi che possa contrastare quelli recenti delle avversarie. Il ds Sabatini è convinto di avere il 7% di possibilità di salvarsi, tanto che a Salerno tale percentuale è diventata una felpa: i rossoblù hanno più chance e devono crederci fino alla fine, anche se il Venezia visto contro il Napoli mi ha impressionato. Serve mettere in campo lo spirito genoano, l’amor proprio verso lo sport e il Grifone giacché lottare per esso è diverso che negli altri club».

Barasso, consiglierebbe la visione di Genoa-Salernitana 2-1 agli ultimi arrivati che non conoscono la storia del club? «Occorre che tale sforzo lo faccia ogni genoano e perdonerete se mi avvalgo della vostra testata per lanciare questo messaggio: diffondete sui mezzi di comunicazione il valore storico del gol di Dante Lopez. Nessuno credeva in noi, eravamo spacciati, condannati a un nuovo anno di Serie C: invece fummo noi a vincere e tornare in B».

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