Al Dio degli inglesi, non credere mai

Dragusin al Tottenham è il piccolo capolavoro scultoreo di Gilardino

Dragusin Genoa
Radu Dragusin sotto la Gradinata Nord (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Più che del naufragio della London Valour, bisognerebbe parlare con i limoni, come suggeriva Jannacci, e sperare che venga presto il giorno auspicato dal medico. La sorte non fa alcuna ironia, neppure quando contro ogni sorta di naufragi e di altre rivoluzioni il Genoa vende uno dei propri migliori calciatori nel dì del quarto di secolo dalla scomparsa di Fabrizio. Sarebbe d’aiuto più un Farewell gucciniano, ma le note che tessono un senso compiuto al fluire degli appunti sono di pura tempra deandreiana. Storia fugace di un amore rapace, consumato in pochi mesi e non in anni come i genoani auspicavano dopo aver letto alcuni confortanti cartelli gialli con le scritte nere. Con la cessione di Dragusin al Tottenham, peraltro sorretta da trentuno milioni di buoni motivi, non se ne parte la primavera, ma viene meno un giovane e talentuoso interprete dell’antica funzione dello stopper declinata in chiave moderna.

La crescita di Dragusin, invero verticale come un rampicante, è merito dell’incidentale anno transitorio in Serie B, che gli ha permesso di accumulare confidenza con il calcio, e altresì dell’intervento da scultore di Gilardino. Gli ha tolto il superfluo fino ad estrapolargli l’anima, l’ha alleggerito con il prontuario dell’area di rigore. Il mister ha scolpito un pezzo di granito che la società ha rivenduto come marmo pregiato al mercato del lusso. Strana storia di una plusvalenza fittizia, secondo l’inquisitoria Consob, divenuta appena un anno dopo l’oggetto del desiderio del Bayern Monaco, alfiere del sacro rigore di bilancio che resterà a bussare cent’anni ancora alla porta. Alla base del piccolo capolavoro scultoreo realizzato in meno di un anno troverete la firma del Gila, artista che si è visto depredare la sua creazione prima che iniziasse l’Expo. Così la palla passa a Bani, il vero leader della difesa, per una nuova integrazione.

Appena svegli da un processo – il plusvalenza chiama plusvalenza – che auspicavano fosse già estinto mors litis dal cambio di proprietà, i tifosi del Genoa avrebbero bisogno di un Alka-Seltzer für dimenticar uno scossone inaspettato. La colomba, che speravano volasse fêua de cà non prima di giugno, è stata conquistata dalla pervicacia del pretendente e ci piace pensare che il padre geloso e ritroso, ma alla fine vinto, sia stato Zangrillo. Il primo tra i genoani. Dragusin attraverserà London Bridge in un giorno senza sole, come tanti ce ne sono oltre Manica: dalla sua nuova riva, ancorché da una latitudine più lontana rispetto ai suoni e agli echi del Mediterraneo, guarderà i gorgheggi torbidi del Tamigi per baciare ancora Genova. I cervi sono tutti nel parco del re, stavolta nessuno li ha rubati. Non al denaro, non all’amore né al cielo. Ma al Tottenham. Al Dio degli inglesi, non credere mai.

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