Dotto: «Che male le critiche alla notizia dell’omicidio di Spagnolo»

«Venni accusato di aver dato la notizia con leggerezza, ci rimasi molto male» spiega l'ex radiocronista

Dotto
Emanuele Dotto al corso per giornalisti tenutosi a Vittoria (RG) l'11 dicembre 2018 (© foto Alfonso Magno)

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Emanuele Dotto è stato intervistato da suiveur.it sulla sua lunga carriera radiofonica alla storica trasmissione “Tutto il calcio minuto per minuto”. Ecco dei suoi ricordi più brutti: «La morte del tifoso del Genoa Vincenzo Claudio Spagnolo nel 1995 è una ferita ancora aperta. Oltre al dolore personale, si aggiunse il peso di critiche ingiuste: venni accusato di aver dato la notizia con leggerezza, come se non fosse importante. Ci rimasi molto male, fu una brutta giornata per lo sport italiano».

Dotto aggiunge qualche considerazione sul giornalismo sportivo attuale: «L’imparzialità, l’analisi e la critica mi sembrano scomparse a vantaggio del becero, del sensazionalistico e del gossip. Inoltre nel calcio le regole le dettano esclusivamente le società, che si chiudono e si allontanano sempre di più. L’accesso alla professione si è liberalizzato un po’ troppo. A risentirne è stata la qualità. Oggi, giornalisti come Brera e Arpino farebbero fatica a lavorare: prima di tutto, lo farebbero controvoglia; secondo, verrebbe continuamente chiesto loro di accorciare i pezzi perché troppo lunghi. Mancano i maestri e i riferimenti, tanto sportivi quanto culturali».

Esiste una cutlura sportiva in Italia? «Per me esiste la cultura in senso ampio. Tutte le altre, compresa quella sportiva, sono delle sfumature, delle declinazioni – chiosa Dotto – ognuno si farà la sua cultura in base all’argomento che più gli interessa o di cui deve parlare. Però, di base, ci vuole la cultura in senso ampio: civiltà, educazione, istruzione; dunque studio, letture, memoria. Se a mancare è la cultura di base, tutto il resto viene meno».

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