DONNARUMMA: «La fortuna dei portieri del Genoa? Avere Spinelli e Scarpi come preparatori»

«A Milano arrivai a 14 anni dalla Juve Stabia. Ero già una pertica, ma non così». Inizia così Antonio Donnarumma al sito ufficiale del Genoa il racconto del suo arrivo al club rossonero da Castellammare di Stabia. «Ero alto un metro e 85  prosegue il portiere rossoblù – e l’ok tecnico, al bando le castronerie, lo diede […]


Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

«A Milano arrivai a 14 anni dalla Juve Stabia. Ero già una pertica, ma non così». Inizia così Antonio Donnarumma al sito ufficiale del Genoa il racconto del suo arrivo al club rossonero da Castellammare di Stabia. «Ero alto un metro e 85  prosegue il portiere rossoblù – e l’ok tecnico, al bando le castronerie, lo diede il preparatore Navazzotti. Ricordo con affetto anche gli altri istruttori: da Pinato, a Romano, ad Abate il padre di Ignazio. E i compagni nelle varie squadre. Vivevo in convitto nel centro di Milano coi miei sogni, le mie debolezze, la voglia di sfangarla». Il giocatore è molto grato al Diavolo per la sua formazione professionale: «In età Primavera mi trasferii poi a Gallarate. Il Milan è stato importante per la formazione calcistica e, soprattutto, personale. Mi ha indicato la strada per diventare uomo. Ho passato cinque anni lì, non un battito di ciglia».

Donnarumma ha ora 23 anni, è cresciuto (è alto 1.95) e si è trasferito al Genoa. L’anno scorso ha esordito in serie A nella trasferta di Bologna, sfoderando una prestazione maiuscola. «La fortuna di noi portieri del Genoa – spiega – è che abbiamo i due preparatori migliori. Spinelli e ‘gatto’ Scarpi, io la penso così. Hanno creato un gruppo magnifico tra di noi, si suda, si va a cena e a pesca insieme». Si parla del prossimo impegno di campionato proprio contro i rossoneri: «Sarà dura mantenere la porta inviolata con il Milan, sarebbe fantastico prolungare la serie positiva. A San Siro, vambè, al Meazza non ho mai giocato». Donnarumma ricorda gli ultimi tempi nel club berlusconiano: «Qualche panchina, nei mesi, gli ultimi, in cui facevo il terzo. Ammiravo Dida per la professionalità, tra i primi ad arrivare, gli ultimi ad andarsene. Abbiati per la sicurezza tra i pali, l’impegno durante gli allenamenti».

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.