Blessin e i pareggi come medicinale per il Genoa: ora serve una vittoria

Leader nello spogliatoio e sotto la Nord, come Scoglio: forse è stato il tocco dell'esoterico Prof a intersecare le strade

Blessin Genoa
Mister Blessin (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Il pareggio è un robusto medicinale per chi abita in fondo alla classifica che se assunto regolarmente migliora la stessa seppur in tempi medi. Il Genoa, trascurato dalla precedente gestione, ha selezionato un rianimatore come presidente e affidato la panchina ad un allenatore dalla personalità fiammante che in un mese ha impresso un’identità di gioco che la squadra ancora interpreta a corrente alternata, dunque con incoraggianti margini di crescita durante le settimane finali della stagione. Il lavoro di Blessin è stato tanto di campo quanto di tessitura essendo riuscito a rimettere il Popolo genoano al centro del tutto: manca solo che dica «la tifoseria mi dà dieci punti, Spors me ne dà dieci… e che “caspita” di salvezza diventa questa?» per rivivere una delle migliori uscite di Scoglio. Forse è stato proprio il tocco dell’esoterico Professore di Lipari, chissà da quale dimensione, a intersecare le strade del Genoa e di Blessin.

É presto per recitare il de profundis come sarebbe altrettanto sbagliato trarre frettolose conclusioni di salvezza dopo il pareggio con l’Inter: equilibrio è una parola che molti hanno smarrito prima della palingenesi societaria. Eppure è bastata una parvenza di speranza per riaccendere la fierezza dei tifosi sopita dagli ultimi sei anni con cinque salvezze da vecchia vivandiera del calcio che hanno atomizzato la principale componente utile a riuscire in ogni compito: en-tu-sia-smo. Ora ci sono una nuova società, giovane e con una struttura precisa, che fino al 22 maggio penserà solo alla salvezza; c’è un allenatore vivo che crede nei propri uomini e fa sentire calciatori taluni elementi dapprima periferici; uno spogliatoio imperfetto ma risanato dalla voglia di stupire, che ancora riflette un modo inconcludente e un inedito modo futuristico di costruire una squadra; c’è una tifoseria unica che invade Venezia e occupa il Ferraris ben oltre la mezzanotte dimostrando di esserci “Comunque e ovunque”.

Più si conosce Blessin, sembra proprio un tipo cui non piace piangersi addosso, e meglio si capisce il suo piano di reclutamento di quei giocatori che bruciano dalla voglia di lottare per la salvezza fino all’ultimo secondo, rispettando la maglia rossoblù e onorando la massima competizione. Hefti è stato il primo selezionato da Spors e 777 Partners, cui hanno fatto seguito Ekuban, che sembrava destinato al viaggio di ritorno in Turchia, Manolo Portanova (impiegato un’ora nello scorso girone di ritorno) e quell’ossaccio di Leo Ostigard che fino a Natale era dello Stoke City, quindicesimo nella giungla della cadetteria inglese. Dunque nel Genoa che cerca il miracolo gioca chi si allena al massimo durante la settimana, gioca chi crede nella salvezza e non pretende impertinenti spiegazioni da prima donna dopo una più che legittimata sostituzione. Sono le regole poste da mister Blessin il quale dopo cinque pareggi consecutivi ha forse smesso la somministrazione del solito robusto medicinale.

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