Blazquez: «Proposto un progetto di tre, quattro anni a Gilardino»

Il ceo: «Ora sta al tecnico accettarlo. L'ambizione è lottare costantemente per l’Europa»

Gilardino Blazquez Genoa
Gilardino e Blazquez (foto di Genoa CFC Tanopress)

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«Vogliamo lottare per l’Europa. Come città, tifo e storia, il Genoa deve lottare in modo costante per l’Europa». L’obiettivo è chiaro e a fissarlo è Andres Blazquez, ceo del Genoa, in un’intervista esclusiva rilasciata al sito “Cronache di Spogliatoio”. Il dirigente spagnolo torna sul mancato affare Gudmundsson-Fiorentina che ha infiammato gli ultimi giorni del mercato di gennaio: «Barone mi ha chiamato e gli ho detto: “Non vendo Albert, ti dico una cifra alta e te la dirò sempre più alta perché non voglio perderlo”. Gli dissi 30 milioni più bonus, avvisandolo: “Se domani mi chiami, te la alzo a 40 perché non lo vendo”. Se questa estate arriveranno 35 milioni, ci ragioneremo. I giocatori sono transitori. Guardate l’Atalanta: per costruire squadre competitive, devi anche vendere. Non c’è niente di male, devi saper trovare i calciatori giusti».

Non è stato semplice far passare simile concetto a Gudmundsson: «Albert lo capisco perché alla sua età andare alla Fiorentina era una opportunità – aggiunge Blazquez – Lui ha capito, ha riflettuto. Eravamo a Firenze, prima della partita con l’Empoli mi ha scritto che vuole lottare per arrivare tra le prime dieci».

Sul tema del rinnovo di Gilardino, il ceo Blazquez è sintetico: «Ho parlato con il mister e gli ho detto che abbiamo un progetto su 3-4 anni. Ora sta a lui accettarlo».

L’attività di 777 Partners parte dal miglioramento del bilancio: «Stiamo ripulendo. Abbiamo il quarto costo del campionato comparato con il monte ingaggi: spendiamo 14 milioni di euro d’ingaggi di calciatori che non utilizziamo, ereditati dalla vecchia gestione. Quando siamo arrivati, c’erano 73 milioni di costi ingaggi con 40 di ricavi. Ora ne abbiamo 29 di ingaggi. Sfruttando bene quei 14 milioni, potremmo avere una rosa più forte e densa».

Blazquez spiega come funziona la filiera mercato del Genoa con la proprietà americana: «Faccio l’esempio di Malinovskyi. La parte sportiva mi ha detto che era meglio acquistarlo subito, piuttosto che a giugno. Sono io a decidere se accettare la proposta tecnica e quindi riportarla al board di 777, che è composto da quattro persone». Infine, sul suo ruolo in seno al club di Villa Rostan: «Il mio compito è creare un gruppo di lavoro, dargli fiducia per farlo sviluppare e crescere. Sono un po’ come un headhunter (persona incaricata a cercare il migliore personale, ndr). Devo saper scegliere bene le persone e dare i giusti compiti a chi è dentro; a me piacere essere trasparente, non so essere in altro modo. Il ruolo del ceo è quello di non rendere la propria presenza sempre richiesta».

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