ESCLUSIVA PG, BELLINAZZO (Sole 24 Ore): «Genoa, debito preoccupante»

«Il Grifone percepisce più diritti tv dell'Ajax. Alla crescita sportiva serve affiancare uno stadio di proprietà» spiega il giornalista

Preziosi Genoa Juventus
Enrico Preziosi a Pegli (Foto di Tanopress per Genoa CFC)

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Pianetagenoa1893.net ha intervistato in esclusiva Marco Bellinazzo de Il Sole 24 Ore. L’autore del successo editoriale “La Fine Del Calcio Italiano” (Feltrinelli, 2018) analizza lo stato di salute contabile del Genoa.

Bellinazzo, ci può tracciare il bilancio al bilancio del Genoa? «C’è un forte squilibrio tra i costi della rosa e i ricavi: il club, come tanti altri, ha fatto ben poco per aumentare le sue entrate ordinarie. I 55 milioni tra diritti tv (il Genoa ne percepisce più dell’Ajax, tanto per dire) e settore commerciale sono assorbiti dai 65 milioni necessari per stipendi dei calciatori e ammortamenti: significa che il Genoa, senza calciomercato, andrebbe in pesante rosso sistematico e non è capace di produrre utili».

Quindi l’unico percorso virtuoso sono le plusvalenze? «Certo, è l’unico elemento che frutta in un contesto economico-finanziario molto fragile. Ritengo preoccupante, invece, i 203 milioni di euro di debito, che scendono a circa 150 milioni considerando i vari crediti sportivi. Il debito è circa tre volte il fatturato quando i principi contabili propugnano una proporzione di uno a uno. La cessione di Piatek, che entrerà a bilancio l’anno prossimo, è stata usata per giustificare i circa 45 milioni di patrimonio netto negativo».

L’eventuale quotazione in Borsa di Giochi Preziosi può portare benefici al Genoa? «E’ un’arma a doppio taglio che può fare danni e bruciare del denaro perché il valore di un calciatore è estremamente labile. Alla base deve esserci una forte capacità d’investimento, tanto per cominciare sulle strutture giovanili e un centro sportivo».

Della Valle contestati a Firenze, Preziosi a Genova. Sono due focolai della fine del mecenatismo nel calcio italiano? «Nell’industria del calcio internazionale il mecenatismo è terminato con il Fair Play Finanziario. In Italia resistono alcune realtà tradizionali come De Laurentiis a Napoli o Cairo a Torino; le big hanno intrapreso un percorso diverso. La Fiorentina e il Genoa sono aziende non cresciute: l’exploit sportivo non è più sufficiente se non è supportato dallo stadio di proprietà».

Alessandro Legnazzi

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