Pianetagenoa partecipa alla Giornata della Memoria. Ecco le vostre testimonianze

Come sanno i lettori Pianetagenoa1893.net non tratta soltanto di Genoa o di calcio, ma spazia anche su altri argomenti. Il nostro giornale partecipa oggi alla Giornata della Memoria per ricordare i caduti della shoa. Chiediamo ai tifosi rossoblù di  inviarci messaggi con i loro ricordi di quegli anni terribili. Abbiamo un’adesione di grande prestigio alla […]


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Come sanno i lettori Pianetagenoa1893.net non tratta soltanto di Genoa o di calcio, ma spazia anche su altri argomenti. Il nostro giornale partecipa oggi alla Giornata della Memoria per ricordare i caduti della shoa. Chiediamo ai tifosi rossoblù di  inviarci messaggi con i loro ricordi di quegli anni terribili. Abbiamo un’adesione di grande prestigio alla nostra iniziativa: Aldo Baquis, corrispondente dell’Ansa da Israele tifoso genoano, ci ha inviato un racconto riguardante la sua famiglia. Potete inviare i vostri messaggi a redazione@pianetagenoa1893.net saranno pubblicati in questo post.

Alberto Brambilla Non posso, non voglio, non debbo; e non dimenticherò mai  il barbaro eccidio di tante vite umane; bambini, donne, uomini, tanti fratelli innocenti rei solo di professare un altro credo! Ai Credenti, e non, la consolazione che le Vittime Innocenti, ma anche gli assassini/carnefici, sono ora davanti alla Giustizia di Dio! La Giustizia Divina prima o dopo arriva per tutti, vittime o carnefici; anche per  coloro che hanno dimenticato… che oggi negano… o rinnegano…  e/o  professano e auspicano un altro Olocausto!

AGONISMO E SHOA’, LA LEZIONE DI BARTALI

Aldo Baquis (Tel Aviv) – Nata a Firenze e vissuta a lungo a Genova, Giulietta Baquis abita da tempo a Tel Aviv. Quando dal suo grattacielo guarda fuori dalla finestra, i pensieri tornano ancora, talvolta, a Lido di Camaiore dove nel 1943 era nascosta assieme ai genitori Carlo e Pierina Donati, e a due congiunte. La vita di questi ebrei italiani era appesa a un filo. Di fronte all’incombente pericolo dell’esercito tedesco, vegliava su di loro il commendator Masci, un responsabile locale. Due anziane donne – Isabella Pacini e Settilia Crocini (o Contini) – provvedevano a portare il cibo. Per il resto i cinque reclusi erano tagliati fuori dal mondo.

A loro insaputa, altre presone si prodigavano per trarli in salvo. Accadde che un giorno – ma questo Giulietta Baquis lo avrebbe appreso a guerra conclusa – un uomo giunto in bicicletta busso’ alla porta del loro nascondiglio. Settilia, per prudenza, nego’ che in casa ci fosse alcuno, ed il ciclista si eclisso’. Quell’uomo – Giulietta Baquis ne’ e’ persuasa – era il campione Gino Bartali, vincitore di tre Giri di Italia e di due Tour de France. Tra il 1943 e il 1944 durante i suoi allenamenti fra Assisi e Firenze nascondeva nel manubrio e nel telaio della sua bicicletta Legnano, documenti falsi, denaro o quanto potesse aiutare i ricercati dai nazi-fascisti.

Ad Assisi un Museo ricorda il suo operato e quello di una rete clandestina che includeva il vescovo Nicolini, il guardiano del convento San Damiano e due tipografi che stampavano i documenti falsi. Bartali compi’ una trentina di missioni segrete, contribui’ a salvare centinaia di ebrei. A Gerusalemme, il Museo Yad va-Shem esamina la pratica e forse piantera’ un albero alla sua memoria. A giugno uscira’ un libro su questa eroica vicenda – ‘Il Leone della Toscana’ – scritto da una giornalista statunitense. In occasione della Giornata delle Memoria, questi alcuni dei pensieri di Giulietta Baquis mentre si accinge a festeggiare il 90.mo compleanno circondata da figli, nipoti e bisnipoti che non sarebbero venuti al mondo se allora non ci fosse stato l’aiuto di quelle persone nobili e coraggiose.

SPETTACOLO SULLA SHOA AL TEATRO EDEN DI PEGLI

Giovedì 26 gennaio alle ore 20.30 presso il teatro Eden di Genova Pegli andrà in scena lo spettacolo “I giorni della memoria – Testimonianze dalla Shoah” interpretato da Carla Peirolero: al pianoforte Cesare Grossi. Interverranno Giseda Illione, presidente Anpi sezione Pegli, l’assessore provinciale alla Promozione Culturale Anna Maria Dagnino e il presidente Aned Gilberto Salmoni

LA STORIA DI ERNESTO EGRI ERBSTEIN, L’ANIMA DEL GRANDE TORINO

È stato l’anima del Grande Torino. La sua è una storia di sport, guerra, persecuzione e destino crudele. Ernesto Egri Erbstein, ungherese di origine ebraica, direttore tecnico del Torino dal 1938 al 1939 e dal 1946 al 1949, trovò nel calcio la realizzazione di ideali che erano l’antitesi del nazifascismo: onestà, lealtà, generosità, aiuto reciproco. Erbstein, sua moglie Iolanda e le due figlie Susanna e Marta erano di religione cattolica, ma questo non li rese immuni dalle discriminazioni che in Italia per effetto delle leggi razziali subiva chiunque fosse di origine ebraica. «Mio padre soleva dire che c’è un unico Dio e lo si può pregare in tanti modi, tutti validi», racconta oggi la figlia Susanna, coreografa di fama mondiale e titolare a Torino del prestigioso Centro di Studio della Danza Iolanda e Susanna Egri, «L’importante è rispettare i comandamenti ed essere persone giuste, leali, oneste. Il nostro credo familiare era questo».Nell’intento di non far subire alla propria famiglia il trauma della persecuzione, Erbstein decide di anticipare gli eventi e abbandona l’Italia per l’Ungheria, che aveva lasciato nel 1924…clicca qui per leggere tutto l’articolo

Gabriele Eschenazi

Marco Mosiello Mi chiamo Marco Moisello ed oltre ad essere un grande genoano sono il nipote di un partigiano genovese deportato e morto in campo di concentramento in Germania. Vi scrivo per portarvi brevemente un pensiero riguardante la giornata della memoria; da alcuni anni io e mio fratello Alessandro ci stiamo occupando di questa vicenda e grazie a numerosi enti e associazioni abbiamo scoperto che esiste la tomba del nonno in Germania dove ogni anno ci rechiamo per rendergli omaggio. Vi mando un caro saluto e un sentito ringraziamento per quello che fate e sempre forza Genoa.

Laura Romiti MAI DIMENTICARE!! Mio Nonno fu prigioniero a DACHAU e non guardava mai in tv film di guerra perche diceva che al confronto erano favolette…Non raccontava spesso cosa gli capitò ma qualche volta in famiglia ci regalava qualche parola e ricordi..La volta in cui era in fila quando facevano “la conta” uno..e l’altro veniva fucilato..due salvo e cosi via..mio nonno fù saltato ma siccome dopo c’era un ragazzo di 18 anni disse…muoio io e fece un passo avanti, il gerarca disse No tu vivi perche soffri di più!! La volta in cui un ragazzo giovane gli morì tra le braccia pregandolo di salutargli sua Mamma..le baionettae che a 80 anni aveva ancora sulla schiena..Mio Nonno morì di tumore ma poche ore prima di morire mi salutò stringendomi prima la mano forte forte e con un abbraccio altrettanto forte ma con le baionettate dei tedeschi ancora sulla schiena. Mio Nonno Antonio ROMITI

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