Maurizio Guandalini (Fondazione Istud): calcio, un crack che si ripete

Scenario simile al 2006. Prima dei Mondiali. Si va agli Europei di giugno con il calcio azzoppato. Noi, sei anni fa, per Metro avevamo seguito i fatti e i misfatti di un pallone agonizzante. La nostra proposta era, e rimane, uno stop del gioco per un anno e l’azzeramento di tutto quanto, fino a un […]


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Scenario simile al 2006. Prima dei Mondiali. Si va agli Europei di giugno con il calcio azzoppato. Noi, sei anni fa, per Metro avevamo seguito i fatti e i misfatti di un pallone agonizzante. La nostra proposta era, e rimane, uno stop del gioco per un anno e l’azzeramento di tutto quanto, fino a un sano repulisti dei bilanci societari. Naturalmente la cassa vinse e scalzò ogni buon proposito: alla fine di quel polverone non si capì bene né i condannati, né le condanne. A occhio e croce sappiamo che c’è andato di mezzo Luciano Moggi e che la Juve ha scucito le mostrine dalle maglie. Codice penale o federale a parte, niente di quello che si doveva, seriamente, fare: il riscatto etico e morale di squadre e giocatori.

Il football è il passatempo più gettonato dai bambini e poi dai ragazzini nelle centinaia di migliaia di squadre, squadrette giovanili disseminate in paesi e frazioni d’Italia. Che gli andiamo a dire? Che sì, insomma qualche volta fatti due conti a tavolino si può decidere tra le parti di “non vincere, “non perdere” o “far patta”? Idea un po’ balzana, esimio portiere Gigi Buffon, non crede? Da lì è breve il passo alla degenerazione fino alla scommessa combinata che aiuta ad arrotondare il fine mese dei calciatori. Nel crack 2012 vorremmo un capo e una coda, ma non fra “x” anni: ora, d’urgenza, in modo che nella dirigenza del calcio, e dello sport, i soliti noti rientrino tra gli esodati a vita.

Maurizio Guandalini – Economista della Fondazione Istud per Metro

Per gentile concessione dell’autore

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