GASPERINI: « In Europa vogliamo restarci e andare avanti»

Dopo una breve parentesi difficile, il Genoa CFC di Gian Piero Gasperini è tornato a volare sia in Italia che in Europa. In Serie A i rossoblù sono a due soli punti dal terzo posto. Nel Gruppo B di UEFA Europa League a una sola lunghezza dalla vetta a due partite dalla fine della fase […]


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Dopo una breve parentesi difficile, il Genoa CFC di Gian Piero Gasperini è tornato a volare sia in Italia che in Europa. In Serie A i rossoblù sono a due soli punti dal terzo posto. Nel Gruppo B di UEFA Europa League a una sola lunghezza dalla vetta a due partite dalla fine della fase a gironi. Il tecnico racconta a uefa.com la gioia per il ritorno in Europa, il suo credo calcistico e l’importanza di continuare a giocare un calcio spettacolare basato sulla ‘partecipazione globale’ di tutti i suoi giocatori.

 

Iniziamo tornando indietro di qualche settimana. Com’è stato tornare a giocare in Europa dopo tanti anni di attesa per il Genoa?

E‘ stato un momento davvero speciale, riportare un club come il Genoa a questi livelli è stato come aver raggiunto un obiettivo dopo tanti anni di duro lavoro. Ma è anche un punto di partenza per noi. In Europa vogliamo restarci e andare avanti, migliorandoci sempre.

Avete iniziato con un successo, poi è arrivata una sconfitta in casa del Valencia CF davanti a 65.000 spettatori. Emozioni forti…

Sì, poi è incredibile quanta gente ci segua in Europa. Non credo ci sia niente di paragonabile, con tanti tifosi che vengono a sostenerci dovunque giochiamo, che riempiono gli stadi con i nostri colori, la loro gioia il loro entusiasmo – e soprattutto lo fanno a prescindere dal risultato come è successo a Valencia per esempio. Per noi è qualcosa di davvero speciale.

Crede che questo entusiasmo sia dovuto al fatto che il Genoa gioca un ottimo calcio?

Questo è sicuramente un aspetto fondamentale, un valore aggiunto. Il bel gioco del Genoa è stato riconosciuto da molte persone e aver anche raggiunto certi risultati attraverso questo gioco è sicuramente un aspetto positivo.

E’ orgoglioso quando sente questi complimenti rivolti al suo Genoa?

Sì, perché per noi è sempre stato un obiettivo importante, anche quando eravamo in Serie B: fare risultati, fare punti, ma anche giocare bene e divertire gli spettatori.

E’ un grande momento per l’intera città considerando che anche la Sampdoria sta facendo bene. Per voi è un motivo di pressione?

Per noi è solo un altro obiettivo raggiunto, quello di aver riacceso l’entusiasmo nell’intera città: negli ultimi anni la Sampdoria ci era stata superiore ottenendo risultati più importanti rispetto ai nostri – all’appello mancava il Genoa. E aver riportato il Genoa in alto ha contribuito a far crescere entusiasmo e la rivalità in città.

Per lei il derby della Lanterna è il più bello in Italia?

Sì, per i suoi colori, i cori, i tifosi, e per quello che ho potuto vedere negli ultimi due anni anche per il rispetto mostrato da entrambe le tifoserie per gli avversari. Allo stadio vedi mariti e mogli seduti vicino con sciarpe diverse. L’atmosfera che si respira è davvero fantastica.

Un’atmosfera a cui contribuisce anche uno stadio particolare…

Sì è vero, è diverso dagli altri stadi italiani, più simile a quelli inglesi con le tribune vicine al campo e tutti gli spettatori a fare tifo per tutta la partita, non solo quelli delle curve. C’è un’atmosfera molto positiva durante le partite.

In squadra ha diversi giocatori allenati nelle giovanili della Juventus, come Sculli, Palladino, Criscito. Pensa che in Italia si aspetti troppo a lanciare i giovani?

Credo che in Italia manchi una politica dei giovani, e si possono vedere i risultati a ogni livello. Tutto dipende da iniziative personali dei diversi club – ma manca una vera cultura dei settori giovanili, almeno per quanto riguarda la formazione dei giovani all’interno del club, allenarli, farli crescere e portarli in prima squadra.

Cosa ci racconta del soprannome ‘Gasperson’. Si sente l’Alex Ferguson italiano? 

Il soprannome mi è stato dato quando ho firmato il contratto con il presidente – mi è stato detto di non essere solo l’allenatore, ma anche il punto di contatto tra lui, i giocatori e lo staff tecnico. E’ un po’ esagerato perché non mi avvicino nemmeno a ciò che ‘Ferguson’ rappresenta per il Manchester United. Però ne sono onorato.

Quali sono i tecnici da cui ha tratto maggiore ispirazione?

Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi allenatori alla Juventus. Lippi e Capello. Ho potuto seguire i loro sistemi di allenamento e come gestivano grandi giocatori. Per me è stata una grande scuola.

Però le sue squadre giocano un calcio più d’attacco rispetto a quello dei suoi ‘maestri’?

Il modulo, il sistema di gioco lo sviluppi da solo e partendo dalle tue idee di calcio, dalle tue convinzioni. Ogni modulo ha vantaggi e svantaggi. Nel calcio moderno non puoi fissarti su un solo modulo – spesso devi cambiare per adattarti agli avversari, al risultato, ad altre variabili della partita. Parlare di un modulo fisso non ha più senso.

Non a caso nel suo Genoa vediamo anche i difensori partecipare alla fase offensiva e gli attaccanti sacrificarsi in copertura…

Esatto. A me piace la ‘partecipazione globale’ al gioco. Tutti i giocatori in campo devono assolutamente partecipare alle due fasi. Questo è sicuramente un aspetto più importante dei numeri per definire i moduli.

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